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Le paste ripiene emiliano-romagnole, i trattamenti di benessere con i prodotti della natura, giochi animazione legati al cibo in ”spiaggia” e tanto altro sono i contenuti nel programma di iniziative che si svolgeranno a cura della Confesercenti E.R. a Expo il prossimo 15 e 16 settembre nella Piazzetta della Regione Emilia Romagna. Protagonisti delle diverse iniziative saranno gli imprenditori della Confesercenti aderenti alla rete del Tipico a tavola (www.tipicoatavola.it), Biogourmet (www.gourmetbio.it), ma anche ad Assoturismo e Fiesa (Federazione Italiana Esercizi del Settore Alimentare).
“Tipico a tavola” e “Biogourmet” sono progetti di Confesercenti E.R. nati per valorizzare e promuovere lo sviluppo della cultura enogastronomica del territorio emiliano-romagnolo.
La formula sarà quella delle dimostrazioni interattive e del Cooking Show, con numerose iniziative che coinvolgeranno il pubblico nelle varie fasi di preparazione.
A salire sul palco martedì 15 saranno il ristorante L’Incontro di Modena e il protagonista sarà il famoso Tortellino; la Trattoria la Romantica di Ferrara esibirà il gustosissimo Capellaccio di Zucca; non mancherà la terapia di Bacco, ovvero la vinoterapia dell’Uva Grasparossa dell’Hotel Terme di Salvarola di Modena; chiuderà la giornata il Tortello di Erbetta del ristorante Parma Rotta ovviamente di Parma. Mercoledì 16 le numerose e spettacolari forme che possono prendere la frutta e la verdura saranno presentate dalla Scuola Intagliatori Frutta Verdura di Modena; Orsatti Group darà una dimostrazione della preparazione del noto pane ferrarese; i Cappelletti di Romagna e la mitica “piadina da mare” andranno in scena grazie al Consorzio Ristobar Spiaggia di Rimini. Infine, i tortelli con le code saranno presentati dal Ristorante Lo Zingaro di Piacenza.
Nel corso delle dimostrazioni si svolgeranno quiz e giochi con premi e gadget a tema. Le ricette dei piatti proposti saranno a disposizione del pubblico su cartoline oppure sarà possibile scaricare le video ricette sul proprio smartphone o tablet.
Le due giornate saranno l’occasione per far conoscere ad un pubblico internazionale le eccellenze enogastronomiche dell’Emilia Romagna, e stimolare il desiderio di visitare e conoscere una terra ricca di cultura e di bellezze naturali ineguagliabili.
Le dimostrazioni si svolgeranno nella Piazzetta Emilia-Romagna, Cardo Nord Ovest, vicino al Padiglione Italia.
I primi dati della stagione estiva 2015 indicano un aumento delle presenze. Buoni risultati per gli hotel a classificazione elevata. Giudizi contrastanti per il trimestre: male giugno in quasi tutte le aree, forte recupero in luglio e agosto.
Dopo l’estate 2014, quando piogge e temperature basse avevano condizionato le vacanze al mare degli italiani, quella del 2015 sarà ricordata come una delle migliori degli ultimi anni. Oltre alla domanda italiana, la spinta alla crescita è arrivata anche dai numerosi turisti stranieri che hanno soggiornato nelle diverse località regionali. In lieve recupero il fatturato delle imprese.
Questi, in estrema sintesi, i risultati dell’indagine svolta dal 21 al 31 agosto dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna, presso un campione di 697 strutture ricettive della Regione.
Nel trimestre estivo (giugno-luglio-agosto) i risultati dovrebbero segnare un aumento di presenze del 2,9%, pari ad oltre 700.000 pernottamenti in più, mentre il volume d’affari delle imprese è stimato al +1,4%.
Tutto il settore ha beneficiato delle ottime condizioni climatiche, soprattutto in luglio e agosto, che probabilmente ha inciso sull’importante recupero delle vacanze degli italiani, anche se non è mancata la domanda estera.
I risultati peggiori sono stati registrati nel mese di giugno, mentre in luglio e agosto si è assistito ad un aumento degli arrivi e delle presenze.
In generale, la stima dei risultati del trimestre è del +2,3% di italiani e del +4,4% di stranieri, con un valore totale pari al +2,9%.
La Costa Adriatica: il dato dovrebbe attestarsi al +2,7%. All’aumento degli italiani (+2,3%) si è aggiunto il +3,9% di presenze degli stranieri.
Terme e Benessere: trend di recupero del settore con il +2,7% rispetto al trimestre 2014. La domanda italiana è stimata al +1,5% e quella straniera al +7,3%.
Appennino e Verde: se in termini di presenze si registra un netto aumento degli italiani (+3,9%), decisamente lusinghiero appare il trend degli stranieri (+8,9%), che portano il dato complessivo al +4,9%.
Città d’arte: l’unica tipologia di offerta con una sostanziale stabilità della domanda italiana (+0,4%), ma con un marcato aumento degli stranieri (+7,6%), che spinge il dato complessivo al +3,8%.
Rispetto alla tipologie ricettive, il trimestre dovrebbe segnare il +3,3% per il comparto alberghiero e il +1,8% per la ricettività complementare. Tra le strutture alberghiere i 4/5 stelle sono stimati al +5,2%, i 3 stelle al +3,1% e gli hotel a 1/2 stelle al +0,9%.
Sulla base delle indicazioni del campione, il tasso di occupazione registrato dalle strutture ricettive regionali nel corso della stagione estiva 2015 si attesterebbe su una media del 56,5%, in aumento di oltre 2 punti percentuali. Il tasso di occupazione più elevato è stato conseguito dagli hotel (66,5%), mentre per le strutture extralberghiere il dato si ferma al 50,6%. Per le strutture ricettive della Costa Adriatica l’occupazione dell’offerta disponibile è stimata al 71,3%, a differenza delle imprese attive nelle Città d’Arte che hanno conseguito mediamente il 49,4%.
Tantissime le segnalazioni di aumento dei diversi mercati esteri, ma i valori di crescita più significativi sono stati raccolti per gli svizzeri, olandesi e francesi.
Settembre dovrebbe segnare un trend di stabilità e il risultato a consuntivo dipenderà anche dalle condizioni meteo.
Per il direttore di Confesercenti E.R. Stefano Bollettinari: “Il clima molto favorevole dell’estate di quest’anno assieme ai problemi di sicurezza di alcune destinazioni nostre competitor hanno consentito di chiudere la stagione turistica estiva 2015 con un risultato soddisfacente, considerati gli attuali trend dell’economia, ma è indubbia la necessità per il nostro sistema turistico di migliorare i fattori competitivi strutturali delle nostre destinazioni e della nostra offerta”.
Per il presidente di Assohotel Confesercenti Filippo Donati: ”Se dal punto di vista statistico il dato è positivo, benchè ci si attendesse di più anche dal traino di Expo, il dato della redditività non lo è altrettanto. Di fatto il piccolo incremento registrato sul fatturato, viene purtroppo intaccato da una fiscalità ormai insopportabile per noi imprenditori”.
I dati odierni sulle vendite al dettaglio del mese di giugno confermano, pur se in maniera non univoca, il periodo di discreto rafforzamento della domanda da parte delle famiglie (che almeno per la metà, giova ricordarlo, si indirizza nell’acquisto di servizi). Ciò anche grazie al recupero di potere d’acquisto dovuto al permanere di una inflazione al di sotto dell’1%.
E’ quanto afferma l’Ufficio Economico della Confesercenti, commentando i dati diffusi questa mattina dall’Istat.
Se si esaminano i dati delle vendite in volume, osserviamo come la dinamica sia sostanzialmente positiva (+1,1% il tendenziale, +0,2% il 2^ rispetto al 1^ trimestre). Una tendenza che accomuna tutti i comparti merceologici tranne l’informatica e gli elettrodomestici-tv. Questo è coerente con la previsione di variazione della spesa delle famiglie dello 0,6% su base annua, una variazione positiva, ma non così decisa, per ora.
La nostra preoccupazione deriva dal fatto che, però, continua ad essere in campo negativo la variazione in valore (quindi in volume il dato è ancora peggiore) nei primi sei mesi dell’anno per le piccole imprese (-0,3%), mentre è largamente positiva per la GDO (+1,4%). Continua, insomma, ad allargarsi la forbice tra i diversi formati distributivi. Della leggera ripresa dei consumi, in effetti, sembra aver beneficiato solo la grande distribuzione, anche grazie alla deregulation degli orari di apertura nel commercio; mentre per i negozi tradizionali si preannuncia l’ennesimo autunno difficile, con ulteriori chiusure di attività.
Per quanto riguarda l’inflazione, si conferma che quella di fondo è su livelli non preoccupanti, pari 0,7% e che non ci sono tensioni particolari. Il contributo principale continua a provenire dal comparto degli energetici. Questo favorisce, come detto, il recupero del potere d’acquisto delle famiglie, che però non è detto sia indirizzato tutto ai consumi. Il quadro dei prezzi, quindi, è caratterizzato da un periodo di sostanziale assenza di tensioni, sia sul fronte interno, sia su quello estero, dato l’andamento tendenzialmente cedente delle materie prime.
In previsione delle limitazioni alla circolazione previsti dal PAIR regionale che dovrebbero entrare in vigore il 1 ottobre prossimo per contrastare l’inquinamento atmosferico nelle nostre città, Confcommercio Emilia Romagna e Confesercenti Emilia Romagna chiedono la sospensione di alcuni provvedimenti che, oltre a non migliorare la qualità dell’aria, rischiano di pesare negativamente sull’economia delle attività commerciali presenti, in particolar modo, nei centri storici.
Le due Associazioni di categoria chiedono innanzitutto di non aggiungere ulteriori penalizzazioni rispetto all’anno scorso, quali ad esempio l’ipotesi di bloccare gli autoveicoli diesel euro 3, compresi quelli commerciali, e di eliminare completamente nel mese di dicembre le domeniche ecologiche, che rischiano di pesare sui consumi in un periodo troppo importante per l’attività della rete distributiva. Quanto all’ampliamento delle zone pedonali, Confcommercio e Confesercenti dell’Emilia Romagna ritengono inapplicabili e penalizzanti gli ampliamenti “tout court” della ZTL e delle aree pedonali, se non in presenza di precise strategie che comprendano anche parcheggi adeguati e concertazione con gli operatori delle rispettive zone, e comunque ritengono che l’attuale previsione del PAIR non tenga in alcun conto delle profonde diversità che caratterizzano i centri storici della nostre città.
Su questo Confcommercio e Confesercenti propongono un Tavolo di coordinamento con le associazioni di categoria per valutarei provvedimenti in merito.
Per il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni: “come sempre poco è stato fatto per migliorare la qualità dell’aria a livello strutturale, per cui chiediamo che non ne debbano pagare le conseguenze i commercianti delle nostre città. Comprendiamo, ovviamente, la necessità di salvaguardare la salute dei cittadini e l’opportunità di un progressivo ammodernamento degli autoveicoli, compresi quelli commerciali. Ciononostante, non si può chiedere in un periodo di profonda crisi che gli imprenditori si debbano accollare anche una spesa così significativa, tenuto conto che i veicoli diesel euro 3 incriminati sono ancora in circolazione numerosi. Relativamente invece alle zone pedonali, queste hanno senso solo se accompagnate da parcheggi e mezzi pubblici adeguati, in modo da non desertificare i nostri centri storici già così in difficoltà”.
Il presidente di Confcommercio Emilia Romagna Ugo Margini sottolinea che “queste ulteriori restrizioni ci confermano che purtroppo ancora una volta, nonostante le continue denunce e sollecitazioni delle nostre Associazioni, non sono state adottate misure strutturali per il problema dell’inquinamento atmosferico, che continua ad essere affrontato, da dieci anni a questa parte, secondo un approccio emergenziale dannoso per il sistema economico, e che per di più non produce benefici durevoli per il territorio, come dimostra l’esperienza del passato. Le nuove restrizioni finiscono per colpire soprattutto le attività commerciali dei Centri Storici, come sempre le più penalizzate dai provvedimenti di limitazione del traffico. Anche per quanto riguarda le ZTL, sono necessarie maggiore flessibilità ed accortezza nella definizione delle zone a traffico limitato, per evitare di ingessare completamente la circolazione nel cuore delle nostre città a discapito delle aree centrali, che al contrario andrebbero valorizzate”.
Indagine Confesercenti sul peso della tassa dei rifiuti nel 2015 nei comuni capoluogo di Regione. Alberghi, ristoranti e bar i più tartassati: pagano 1,2 miliardi. A Napoli la Tari più alta per le imprese di commercio e turismo, all’Aquila le tariffe più leggere. Vivoli: “Ormai è imposta locale slegata dal servizio di raccolta”
Salasso da rifiuti. La Tari, la Tassa sui Rifiuti che ha sostituito la Tares, potrebbe costare quest’anno ai contribuenti fino a 10 miliardi di euro, di cui 4 a carico delle sole imprese. L’aumento – di circa il 20% sullo scorso anno e di oltre il 100% dal 2008 – è dovuto al susseguirsi di nuove tasse e poi di ritocchi verso l’alto della tariffa da parte dei comuni in tutta Italia. Particolarmente tartassate le imprese della somministrazione e del turismo: da alberghi, ristoranti e bar arrivano complessivamente 1,2 miliardi del gettito Tari.
E’ quanto stima Confesercenti, sulla base di un’indagine sull’incidenza della Tassa sui Rifiuti nei vari capoluoghi di Regione italiani con l’esclusione di Trento dove vige una tariffa non confrontabile. L’analisi è partita da campioni tipo (tab.1) di diverse tipologie di imprese del commercio e del turismo, al fine di effettuare su questi un’analisi statistica dei rispettivi tributi applicati nei diversi comuni presi in considerazione. Dalle rilevazioni emerge una vera babele tributaria in cui, a parità di condizioni, si rilevano forti differenze da città a città non solo in merito all’importo della tassa, ma anche in merito alle esenzioni e alle agevolazioni e relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale.
Tra i comuni capoluogo d’Italia (tab.2), è a Napoli dove si registra la Tari media più alta a carico delle imprese del commercio e del turismo esaminate: 5.567,89 euro, un valore l’84% superiore a quello di Milano. In seconda posizione Firenze, dove le attività dei due settori pagano in media 4.975 euro l’anno, seguita da Roma (4.902 euro). La Tari media più leggera si paga invece a L’Aquila: sono 1.473 euro l’anno, il 278% in meno rispetto a Napoli. Bisogna considerare, però, che il Comune abruzzese sembra aver scelto di mantenere basso il tributo, una posizione di tipo politico dell’amministrazione locale per non gravare ulteriormente sulle attività commerciali e turistiche della città, già provate dal sisma – i cui sgravi di emergenza sono terminati nel 2011 – e dalla crisi economica degli ultimi anni. Dopo L’Aquila, la Tari media più leggera si versa ad Aosta (1.745,03 euro), seguita in terza posizione da Campobasso (1.881,09 euro).
Tra le categorie di impresa (tabelle 3 e 4), la Tari pesa soprattutto sugli alberghi: l’esborso arriva fino agli oltre 15mila euro annuali richiesti a Napoli. L’Aquila è il comune dalla mano più leggera: solo 3.249 euro. Elevatissimo anche il contributo richiesto a ristoranti, trattorie e pizzerie, seconda categoria più tartassata: per un’attività di 200 metri quadri, si può giungere a pagare, a Venezia, quasi 12mila euro l’anno. Oltre cinque volte l’importo di Campobasso, dove si pagano poco più di 2.400 euro. Il Comune di Venezia è il più caro anche per un bar, caffè o pasticceria. L’amministrazione ha distinto la tariffa applicata al centro storico con quella applicata alla terraferma: sono entrambe le più elevate, con rispettivamente 4.663,05 € e 4.382,70 € di spesa. Ad Aosta l’esborso è di circa 900 euro.
Il peso dell’imposta scende considerevolmente se si considerano gli esercizi commerciali per la vendita di alimenti. In questo contesto è a Torino la Tari più cara, con un importo vicino ai 3.900 euro. Le tariffe più basse all’Aquila (817 euro). Per i negozi d’abbigliamento Roma risulta il Comune con la Tari maggiore: si pagano oltre 2.300 euro. Un importo incommensurabile rispetto a quello pagato dai commercianti di Milano: nonostante le due città abbiano dimensioni simili, i colleghi milanesi pagano 824 euro, un terzo dei romani. All’Aquila pagherebbero solo 400 euro.
Nemmeno le bancarelle sfuggono alla Tari, considerate dalla tassa alla stregua di un’attività fissa di tipo annuale. Se si prende in esame un banco di mercato di generi alimentari, la tariffa più alta è a Genova, dove raggiunge i 1.522 euro. La Tari più bassa, invece, si paga ad Aosta: 426 euro. Il valore massimo di spesa per la TARI per i distributori di carburanti è risultato quello del Comune di Potenza, pari a 1.957 euro, poco più dei 1875 euro pagati a Roma. Piuttosto distaccata Firenze, che chiede 1.382 euro. Il valore più basso, ancora una volta, è quello dell’Aquila, pari a circa 372euro, seguita da Campobasso (532 euro) e Aosta (600)
“Più che una tassa legata ad un servizio” spiega Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti, “la Tari sembra essere ormai diventata un’imposta locale basata sulla superficie dell’attività e del tutto slegata dalla effettiva produzione di rifiuti e dall’efficienza dei sistemi di raccolta. Un tributo salatissimo, che praticamente in tutti i comuni non appare proporzionato né ai consumi prodotti né al servizio ricevuto e che sta mettendo in ginocchio le imprese del commercio e del turismo. Ci sono state già proteste in molti comuni in tutta Italia. Per questo – annuncia – scriveremo al Presidente del Consiglio Renzi e al Presidente dell’Anci Fassino per individuare soluzioni”.
“La difformità territoriale non è l’unico problema”, spiega ancora Vivoli. “Il prelievo della Tassa sui Rifiuti è cresciuto continuamente negli anni, non solo per le imprese ‘inquinanti’, ma anche per quelle più attente, che riciclano e producono meno rifiuti. E’ evidente, a questo punto, che occorra rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo, ridefinendo con maggiore puntualità coefficienti e voci di costi in base al tipo e al quantitativo e qualità di rifiuti effettivamente prodotti, premiando piuttosto chi mette in atto azioni di riduzione della produzione dei rifiuti e chi ricicla. L’annunciata istituzione della Local Tax è l’occasione giusta per evitare che, per una volta, l’imposta diventi l’ennesimo strumento per mascherare le inefficienze delle amministrazioni locali spalmando i costi impropri sulle imprese”.
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