“La situazione attuale sta scorrendo verso un epilogo drammatico per tutto il canale Ho.Re.Ca. (Hôtellerie, Restaurant e Café) che raggruppa tutti gli esercizi pubblici preposti alla preparazione e alla somministrazione di alimenti e bevande e la cosa sta accadendo nella generale indifferenza da parte in particolare della classe politica nazionale”. È la denuncia di Confesercenti Emilia-Romagna di fronte alle restrizioni alle attività previste fino al prossimo 15 gennaio e in occasione delle festività natalizie e alla scarsità di ristori per le perdite subite o, per alcune categorie, alla loro totale mancanza.

“Il settore ha un peso fondamentale nell’economia italiana – continua la nota di Confesercenti - per l’Emilia-Romagna si tratta di quasi quarantamila imprese, migliaia di occupati e oltre sette miliardi di euro di consumi, ma rischia di vedere compromesso in modo decisivo il fatturato di uno dei mesi più importanti dell’anno. A questo punto occorrono scelte chiare sulla base delle richieste più volte avanzate da Confesercenti e Fiepet:

1. Riduzione delle tasse locali, a partire dalla TARI;
2. Moratoria sui mutui per almeno tutto il 2021;
3. Cassa integrazione per i dipendenti fino al termine del periodo di pandemia;
4. Contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso e costo zero restituibili in periodi medio-lunghi;
5. Ristori sulla perdita del fatturato che comprenda anche il settore della distribuzione grossista finora escluso da tutti i provvedimenti.”

La Confesercenti auspica che al più presto le esigenze del settore vengano prese in considerazione e producano effetti concreti “pena – conclude la nota - un rischio serio di chiusura per molte imprese anche nella nostra regione”

“La decisione della Regione Emilia-Romagna di spostare l’inizio dei saldi a fine gennaio e di rimuovere il divieto allo svolgimento delle vendite promozionali nei trenta giorni precedenti, consentirà alle imprese della nostra regione di contrastare l’espansione delle vendite online da parte dei grandi gruppi stranieri e ai consumatori di avere quasi tre mesi di offerte e sconti”. È il commento di Confesercenti Emilia Romagna alla Delibera con cui la Regione ha deciso di spostare al 30 gennaio prossimo l’avvio del periodo delle vendite di fine stagione dell’inverno in corso.

“Il mese di dicembre – continua la nota dell’associazione – si apre con molte paure e incertezze per le imprese dell’abbigliamento e calzature, con negozi pieni e la necessità di realizzare subito un buon numero di vendite per acquisire la liquidità necessaria alla sopravvivenza e sperare in tempi migliori. Per questo motivo era necessario spostare in avanti l’inizio dei saldi perché altrimenti avremmo avuto il blocco delle vendite promozionali a partire già da questo sabato. Così, invece, i consumatori potranno già trovare proposte scontate e interessanti a partire da questo week-end.”

La decisione dell’Emilia-Romagna si allinea a quanto deciso dalle altre Regioni confinanti a partire da Toscana e Veneto. “Certamente, però – conclude Confesercenti – a questo punto è assolutamente necessario che si sospenda anche il blocco delle vendite promozionali, così come già annunciato dall’Assessore Corsini, che impedirebbe il loro svolgimento nel mese di gennaio, in modo tale da avere una situazione coerente per tutto il periodo. Questa decisione spetta, però all’Assemblea legislativa e ci auguriamo che tutte le forze politiche assumano questo orientamento che va incontro alle esigenze delle aziende e della clientela”.

“La messa a disposizione di oltre 21 milioni di euro per le imprese dell’Emilia-Romagna che hanno dovuto sospendere o limitare la propria attività a causa delle restrizioni ulteriori previste dalle varie ordinanze regionali è un segnale importantissimo in una situazione delicata per i settori del commercio, del turismo e dei pubblici esercizi”. È il commento di Confesercenti Emilia Romagna, alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Legge 157 del 30 novembre che stanzia 21.266.447,37 in favore della Regione da destinare ai ristori per le attività soggette a limitazioni. 

“Le restrizioni imposte dalle ultime ordinanze – continua Confesercenti – avevano portato al non svolgimento di parecchi mercati settimanali, alla chiusura degli esercizi di vicinato e di tutto il commercio non alimentare la domenica e alla chiusura delle medie e grandi superfici fuori dai centri commerciali il sabato, facendo perdere giorni preziosi per le vendite in un periodo delicato dell’anno. La mancanza di ristori in queste situazioni era stata denunciata da Confesercenti ed è stata brava la nostra Regione ha ottenere dal Governo questo riconoscimento con uno stanziamento sicuramente interessante, dimostrando sensibilità verso categorie in sofferenza già da diversi mesi a cui sono stati chiesti sacrifici importanti. Questa sensibilità è comunque coerente con l’atteggiamento sin qui avuto dalla Regione Emilia-Romagna durante tutto il periodo della pandemia”.

Il settore turismo è tra quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze della pandemia: assente il turista internazionale, quello leisure e business travel, sospesi i congressi e gli eventi, i viaggi scolastici. Il prossimo futuro spaventa gli operatori del settore, in particolare quello ricettivo, che non vede una ripresa a breve termine e che si trova con il rischio concreto di vedere una moria di attività. Dall’analisi dell’Ufficio statistico di Assohotel-Confesercenti Emilia Romagna emerge una riduzione del -44% dei pernottamenti registrati tra Settembre-Gennaio 2020 nella nostra Regione rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo di pernottamenti fortemente accentuato e superiore alla media nelle province dell’Emilia (-57% della Provincia di Bologna, -  54,3% nella Provincia di Parma,  -  50,6% nella Provincia di  Reggio Emilia)  e una significativa riduzione delle prenotazioni da parte degli stranieri che oscilla a livello regionale dal 60% al 90%.

Questi dati - spiega il presidente di Assohotel-Confesercenti E.R., Filippo Donaticonfermano la disperazione di noi albergatori. Per salvare il settore e superare questo periodo di “fermo” delle attività è necessario che ci venga garantita la possibilità di mantenere in vita l’impresa e di far fronte almeno ai costi di gestione e di manutenzioni ordinari. Occorre intervenire a tutti i livelli per abbattere i costi, anche a livello regionale e locale, in primis per l’azzeramento della Tari il cui pagamento sta mettendo in forte difficoltà molti di noi proprio in questo periodo. Quindi i contributi a fondo perduto vanno, per quanto possibile, mantenuti. Inoltre, è assolutamente necessario vigilare e scongiurare l’eventualità di infiltrazioni di capitali di provenienza illecita che potrebbero far leva su un’imprenditoria demotivata ed in grave difficoltà economica”.

Assohotel-Confesercenti ha inviato al Governo alcune proposte per consentire alle PMI del settore di resistere fino alla conclusione dell’emergenza sanitaria. Esse riguardano in particolare:

- gli affitti, con l’estensione della possibilità di compensazione, almeno per tutto l’anno prossimo e regolare il credito d’imposta nel modo più automatico possibile per la cessione al sistema bancario, nonché allungando la moratoria sull’esecutività degli sfratti che scade a fine dicembre fino all’anno prossimo.

- la moratoria dei mutui per tutto il 2021 per mutui e finanziamenti compresi gli affidamenti di breve termine su C/C.

- l’abolizione dell’IMU per tutto il 2021 per le attività in affitto, anche per il proprietario dell’immobile.

- il credito d’imposta determinato dalla differenza del fatturato del 2019 rispetto al 2020.

- il bonus vacanze, impiegando le risorse non utilizzate per il restante 2020 e prevedendone altre per il 2021 facilitandone la possibilità di accesso.

- l’estensione dell’ecobonus al 110% anche alle strutture ricettive, ma con parametri concertati con le imprese stesse.

 

L’ipotesi che il prossimo Dpcm mantenga l’orario di chiusura dei pubblici esercizi alle 18, preoccupa enormemente la Fiepet-Confesercenti E.R. che, attraverso il suo presidente Massimo Zucchini, chiede al Governo di mandare un segnale di attenzione nei riguardi dei pubblici esercizi, già molto provati dalla crisi generata dalla pandemia e dalla riduzione degli orari di apertura di questi mesi.

Chiediamo al Governo di prevedere l’apertura di bar e ristoranti almeno fino alle 22, – spiega Massimo Zucchini, come presumibilmente avverrà per i negozi, in modo da diluire la presenza delle persone in un tempo maggiore e consentire così la sopravvivenza di moltissime attività che altrimenti rischiano concretamente di chiudere i battenti. Sarebbe inoltre una scelta di buon senso soprattutto per quegli esercizi che per loro natura lavorano maggiormente la sera, turnando in tempi più ampi la presenza dei clienti.
Ribadiamo con forza che siamo i primi a voler tutelare la salute di chi lavora e dei nostri clienti, e finora abbiamo dimostrato grande senso di responsabilità; così come riteniamo sacrosanto che vi siano controlli serrati per scoprire chi viene meno alla sicurezza sanitaria prevista dai protocolli regionali. Ma riteniamo un’ingiustizia penalizzare quanti lavorano seriamente garantendo tutti gli standard per il contenimento della pandemia e che non si tenga conto del valore di queste attività per il tessuto sociale dei centri urbani.”

Sottocategorie

©Confesercenti Emilia Romagna
INFORMATIVA:
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.
MAGGIORI INFORMAZIONI ACCETTO