"Ringraziamo il Presidente della Regione Stefano Bonaccini e l'Assessore Regionale al Commercio e Turismo Andrea Corsini per avere accolto favorevolmente il nostro appello per le professioni turistiche includendo tra i ristori da erogare entro febbraio prossimo anche quelli tanto attesi dalle guide e dagli accompagnatori turistici.
La strada per ritornare a svolgere il nostro lavoro nel turismo è ancora molto lunga e insidiosa, come Federagit siamo disponibili a contribuire al confronto e alla ricerca insieme, Regione e Sindacati di Categoria, per ogni strategia idonea alla ripresa economica del nostro comparto." È quanto dichiara Maria Chiara Ronchi, Presidente Federagit Emilia Romagna.
"Il nostro settore - continua la Ronchi - resta tra i più colpiti dalle restrizioni dovute alla pandemia, per le ripetute e prolungate chiusure di mostre, musei e luoghi di arte e cultura e per l'impossibilità a viaggiare in particolare per turismo dall'estero ma anche tra regioni italiane. Noi guide e accompagnatori siamo stati i primi a doverci fermare e prevediamo che saremo gli ultimi a potere riprendere a pieno ritmo il nostro lavoro.
Confidiamo ora in tempi certi dell'erogazione degli aiuti stanziati e in un progressivo riavvio in sicurezza delle nostre attività che, senza adeguati progetti concertati e una previsione di studiata ripresa, rischierebbero di lasciare senza lavoro molte persone del settore e questa volta per sempre."
“La situazione attuale che continua a vedere la chiusura delle attività della ristorazione e dei pubblici esercizi senza prospettive di riaperture ma addirittura di ulteriori limitazioni ha portato all’esasperazione le imprese del settore dell’Emilia-Romagna e rischia di portare al fallimento decine d’imprese del settore con la perdita di centinaia di posti di lavoro.”
È la denuncia di Confcommercio e Confesercenti Emilia-Romagna in vista del nuovo DPCM che dovrà fissare le nuove regole per la gestione della pandemia a partire da sabato.
“Le imprese, in modo molto responsabile – continua la nota – hanno mantenuto un grande equilibrio, rispettando le regole e adeguando le loro attività alle diverse disposizioni, anche con investimenti di notevole entità. Questi sforzi non sono riconosciuti e si continua a guardare a questo settore come una delle cause principali della diffusione della pandemia pur in assenza di dati a conferma di questa tesi.”
Secondo le due associazioni, questo atteggiamento favorisce anche l’organizzazione di iniziative di dubbia efficacia e pericolose per le imprese, i lavoratori e la clientela ma che sono la manifestazione di un disagio e una situazione di difficoltà. Iniziative da cui le due associazioni si dissociano in modo netto in favore di un atteggiamento che rimane all’interno della legalità ma che rivendica con forza la necessità di dare risposte immediate “non è più possibile – conclude, infatti, la nota – continuare a tener chiuse queste aziende. Occorre il coraggio di consentire loro di riaprire e riguadagnare dignità e prospettive, aggiornando eventualmente i protocolli vigenti ma trattando queste imprese come quelle degli altri settori economici”.
“L’annuncio della Regione Emilia-Romagna di ristori per le imprese colpite dalla pandemia, in particolare di quei settori che più stanno soffrendo, è un segnale importante che contribuisce a infondere un po’ di ottimismo a settori particolarmente in difficoltà”
È quanto si legge in una nota dell’associazione regionale a commento della notizia, diffusa dal Presidente della Regione Emilia-Romagna e dall’Assessore al commercio e turismo, Andrea Corsini, della messa a disposizione di oltre 40 milioni di euro per ristori a categorie come bar, pubblici esercizi, discoteche, piscine, taxi e noleggio con conducente, cinema, palestre, guide turistiche, addetti agli impianti sciistici ecc...
“È un annuncio che conferma la vicinanza della nostra Regione al mondo delle nostre imprese – commenta il Direttore di Confesercenti Emilia Romagna, Marco Pasi – e queste risorse possono contribuire ad alleviare le situazioni di crisi pesante che stanno vivendo le aziende. È però indispensabile creare le condizioni per riaprire in sicurezza queste attività perché, comunque, i ristori non potranno mai garantire la sopravvivenza di centinaia di imprese. per questo riteniamo indispensabile rivedere le limitazioni previste nella zone arancioni e rosse, anche inserendo limitazioni e condizioni più rigorose ma dando a tutti la possibilità di lavorare”.
“La situazione attuale sta scorrendo verso un epilogo drammatico per tutto il canale ingrosso Bevande Ho.Re.Ca. e la cosa sta accadendo nella generale indifferenza da parte della classe politica nazionale nonostante le numerose assicurazioni e dichiarazioni di attenzione lette e sentite sugli organi di stampa nazionale”. È la denuncia di Maurizio Gualtieri presidente del consorzio Helios e membro della Presidenza della Confesercenti Emilia Romagna, Stefano Betti presidente consorzio San Geminiano e Silvio Montecchi presidente Consorzio Adat al termine di un incontro per esaminare la situazione attuale del settore e di fronte alle restrizioni alle attività previste fino al prossimo 31 gennaio, svoltosi in videoconferenza, con la partecipazione del Segretario Nazionale Confesercenti Bussoni Mauro e del Direttore regionale Confesercenti Emilia-Romagna Marco Pasi.
“Il settore ha un peso fondamentale nell’economia italiana – continua la nota di Maurizio Gualtieri - si tratta di migliaia imprese, migliaia di occupati, che pur resistendo con ogni mezzo alle difficoltà è uscita stremata dal 2020, rischiando in mancanza di determinazione dell’orizzonte temporale della ripresa di vedere compromesso in modo decisivo anche il fatturato del primo semestre 2021. A questo punto occorrono scelte politiche chiare sulla base delle richieste più volte avanzate da Confesercenti a nome della categoria distributori ingrosso bevande:
1. 1. Moratoria sui mutui per almeno tutto il 2021;
2. Cassa integrazione per i dipendenti fino al termine del periodo di pandemia;
3. Contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso e costo zero restituibili in periodi medio-lunghi;
4. Ristori sulla perdita del fatturato che comprenda anche il settore della distribuzione grossista finora escluso da tutti i provvedimenti.”
La Confesercenti, per bocca del Segretario Nazionale Bussoni, ha ribadito la necessità che al più presto le esigenze del settore vengano prese in considerazione e producano effetti concreti, “pena – conclude la nota - un rischio serio di chiusura per molte imprese alla quale nel mese di febbraio la categoria non potrà assistere inerme e, per questo, a fine mese si terrà un nuovo incontro per decidere le azioni da intraprendere a tutela della categoria”.
Ristoratori e gestori dei pubblici esercizi dell’Emilia-Romagna sono esasperati per la chiusura forzata dei propri esercizi durante il periodo delle festività.
Rabbia ed esasperazione sono riassunte in un manifesto unitario siglato da Fiepet e Fipe, le principali associazioni di rappresentanza dei pubblici esercizi affiancate dalla FIC - Federazione Italiana Cuochi.
“22 DPCM, 36 Decreti Legge, 160 giorni di chiusura, una differenza impressionante fra quanto annunciato e quanto attuato. – si legge nel documento -. Basta! Questo diciamo ad un Governo che apre e chiude le nostre aziende come interruttori e si prende il diritto di vietare il lavoro delle nostre imprese, senza trovare una strada per tutelarle. Siamo esausti e Increduli”.
Il risultato è un settore al collasso che non vede peraltro prospettive di ripresa nel breve periodo.
Al governo, i pubblici esercizi chiedono invece un altro tipo di DPCM: Dignità, Prospettiva, Chiarezza e Manovra. La dignità di attività essenziali e sicure; la prospettiva di un piano di riqualificazione e sviluppo, magari attraverso un adeguato inserimento nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza; la chiarezza sui tempi di riapertura a gennaio; una manovra correttiva che garantisca indennizzi adeguati e ristori calcolati sulle effettive perdite, sostegno all’indebitamento, risoluzione dei problemi di locazione.
“Siamo i primi a comprendere che la priorità è innanzitutto quella di salvaguardare la salute dei cittadini – afferma Massino Zucchini presidente della Fiepet regionale - ed è per questo motivo che i pubblici esercizi hanno investito tempo e soldi in tutti quegli strumenti di sicurezza previsti dal Protocollo regionale.
Proprio in virtù di questi investimenti che hanno reso le nostre attività sicure per i nostri clienti e per chi vi lavora, non comprendiamo l’accanimento verso questo settore già molto provato. Se va avanti così moriremo di fame non di Covid, mentre abbiamo necessità di speranza e fiducia nel futuro per andare avanti. Per questo abbiamo chiesto alle Istituzioni, a partire dalla nostra Regione, di farsi portavoce con il Governo delle nostre proposte e di mettere a disposizione al più presto le risorse previste per i ristori a questa categoria, nella consapevolezza che stiamo correndo il rischio di incorrere in un collasso economico da cui sarà difficile rialzarsi.”
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