"Gli emiliano romagnoli non intendono rinunciare ai regali natalizi, in particolare dopo l’incertezza e le limitazioni di questo periodo e nei prossimi dieci giorni intendono recarsi nei negozi al dettaglio per acquistare i pacchetti da mettere sotto l’albero. La pandemia, però, ha drasticamente ridotto i consumi anche nella nostra regione."
È quanto emerge dalle elaborazioni condotte dall’Ufficio Economico Confesercenti Emilia Romagna, sulla base di un'indagine condotta da SWG per Confesercenti sulle intenzioni di acquisto dei consumatori in vista delle prossime feste natalizie su un campione rappresentativo di cittadini emiliano-romagnoli.
Il 28% degli intervistati ha dichiarato di avere, nel 2020, ridotto i propri consumi e quelli della sua famiglia ma il 35% è intenzionato a spendere le stesse cifre del 2019 in occasione di questo Natale e un 5% spenderà addirittura di più; il 57% farà economia cercando di risparmiare.
Il 52% ha dichiarato di non aver ancora provveduto ad acquistare i regali e, quindi, nei prossimi giorni si potrà assistere a un flusso consistente verso la rete commerciale anche se il 15% delle persone condizionerà i propri acquisti a seguito di chiusura o restrizioni negli orari dei negozi. I provvedimenti che sono stati presi o potranno essere adottati sulle limitazioni di aperture e orari, sono e saranno in grado di determinare anche la quota di consumi delle famiglie emiliano-romagnole.
I prodotti che verranno acquistati in questo periodo saranno soprattutto cibo e vino (39%), libri (39%), abbigliamento (36%), giocattoli (27%), e prodotti tecnologici (25%).
I regali saranno soprattutto rivolti a bambini, coniugi e partner, mentre si limiteranno quelli per sé stessi (31%), per parenti (31%) e amici (29%). Per una famiglia su quattro si cercherà di contenere la spesa per pranzi e cene di Natale e Capodanno.
La pandemia, in ogni caso, ha favorito l’espansione delle vendite online, infatti il 59% di chi ha già comprato i regali di Natale lo ha fatto tramite il commercio elettronico. Le misure di restrizioni imposte ai negozi fisici e ai mercati, ma anche agli spostamenti della clientela tra le regioni e tra i comuni hanno, dunque, hanno fortemente penalizzato la rete fisica del commercio al dettaglio orientando buona parte degli acquisti natalizi anche verso piattaforme dell’e-commerce con sedi all'estero, favorendo cosi la concorrenza sleale di questi colossi sul mercato che riescono a godere di tassazioni particolarmente favorevoli.
L'indagine ha anche cercato di capire quali siano le preoccupazioni maggiori, rispetto ai prossimi mesi, degli emiliano-romagnoli ed è emerso come queste riguardino principalmente la diffusione della pandemia e la situazione economica italiana, segnalate rispettivamente dal 53% e dal 50% degli intervistati, i quali indicano, inoltre, come priorità dell’agenda politica del 2021 la vaccinazione contro il COVID-19, il rilancio dell’occupazione e le politiche per favorire la crescita economica.
Con il passaggio alla zona gialla della Regione, avvenuto lo scorso sei dicembre, e la riapertura delle attività di ristorazione, sebbene molto limitata, i negozi, soprattutto quelli di vicinato, puntano ad invertire la tendenza negativa degli ultimi mesi, scommettendo sul servizio e sulla tradizione. Continua però ad apparire incomprensibile la chiusura, prevista dal DPCM del 4 dicembre, dei negozi non alimentari presenti nei centri, nelle gallerie commerciali e nei mercati nei giorni prefestivi e festivi.
Per il presidente di Confesercenti E.R.: Dario Domenichini: “i dati non fanno che confermare la crisi dei consumi di questo 2020 e come, di conseguenza, siano a rischio molte attività provate da periodi di chiusure o semi-lockdown. Emerge anche, però, qualche segnale di fiducia per l'immediato e il riconoscimento del ruolo esercitato dagli esercizi di vicinato che sono tornati ad essere un riferimento importante per i cittadini ma la concorrenza spesso sleale dei grandi gruppi sul web non è più sostenibile per chi ha spese fisse importanti come i piccoli negozi dei centri storici. Per questo motivo, Confesercenti chiede con forza l’apertura di un tavolo di crisi per definire regole certe per tutti e politiche ad hoc per questo settore, con alcune misure che hanno carattere di urgenza come una moratoria, e non solo uno spostamento in avanti, del pagamento delle imposte e un sostegno importante alle piccole e medie imprese in questo periodo di grande difficoltà, ma anche incentivi per una ripresa che auspichiamo vicina e ci consenta di lasciarci alle spalle uno dei periodi più bui e tormentati sia sotto il profilo sanitario che economico.”
Sono stati presentati stamattina in videoconferenza, in occasione dell'incontro finale del corso IFTS per tecnici per la promozione turistica specializzati nella produzione e gestione di itinerari, i project work svolti dai partecipanti su commessa delle imprese durante il corso dal titolo: TECNICO DELLA PROMOZIONE TURISTICA SPECIALIZZATO NELLA PROGETTAZIONE E DISTRIBUZIONE DI ITINERARI, organizzato dal Nuovo Cescot.
Questi i titoli dei progetti:
- Nuove nicchie del turismo culturale: artigianato, fantasy, necroturismo, street art/recupero spazi urbani (committente: Tourist Trend - Occitane Voyages -Università di Bologna )
- Emotion Bike- Strategia commerciale e di mkt per la promozione di itinerari e pacchetti turistici (committente: Happy Minds)
- Romagna e sport. Dalla strategia regionale alle nuove tecnologie applicate al turismo (committente: Vivara Viaggi)
- Da risorse diffuse a prodotti turistici. Per una metodologia di marketing e applicazione ad aree-pilota (committente: Appenino Slow- Cinemadivino)
- Nuovi concept delle agenzie viaggi e approcci di mkt per il coinvolgimento del cliente (committente: Viaggi Salvadori)
Il corso, della durata di 800 ore di cui 280 di stage e 40 di project work, organizzato da Nuovo Cescot E.R., Centro di formazione della Confesercenti E.R.. ha avuto l’obiettivo di formare figure in grado di creare, promuovere e vendere prodotti/servizi turistici utilizzando strategie di marketing che integrino risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche del territorio.
“La decisione della Regione Emilia-Romagna di spostare l’inizio dei saldi a fine gennaio e di rimuovere il divieto allo svolgimento delle vendite promozionali nei trenta giorni precedenti, consentirà alle imprese della nostra regione di contrastare l’espansione delle vendite online da parte dei grandi gruppi stranieri e ai consumatori di avere quasi tre mesi di offerte e sconti”. È il commento di Confesercenti Emilia Romagna alla Delibera con cui la Regione ha deciso di spostare al 30 gennaio prossimo l’avvio del periodo delle vendite di fine stagione dell’inverno in corso.
“Il mese di dicembre – continua la nota dell’associazione – si apre con molte paure e incertezze per le imprese dell’abbigliamento e calzature, con negozi pieni e la necessità di realizzare subito un buon numero di vendite per acquisire la liquidità necessaria alla sopravvivenza e sperare in tempi migliori. Per questo motivo era necessario spostare in avanti l’inizio dei saldi perché altrimenti avremmo avuto il blocco delle vendite promozionali a partire già da questo sabato. Così, invece, i consumatori potranno già trovare proposte scontate e interessanti a partire da questo week-end.”
La decisione dell’Emilia-Romagna si allinea a quanto deciso dalle altre Regioni confinanti a partire da Toscana e Veneto. “Certamente, però – conclude Confesercenti – a questo punto è assolutamente necessario che si sospenda anche il blocco delle vendite promozionali, così come già annunciato dall’Assessore Corsini, che impedirebbe il loro svolgimento nel mese di gennaio, in modo tale da avere una situazione coerente per tutto il periodo. Questa decisione spetta, però all’Assemblea legislativa e ci auguriamo che tutte le forze politiche assumano questo orientamento che va incontro alle esigenze delle aziende e della clientela”.
“La situazione attuale sta scorrendo verso un epilogo drammatico per tutto il canale Ho.Re.Ca. (Hôtellerie, Restaurant e Café) che raggruppa tutti gli esercizi pubblici preposti alla preparazione e alla somministrazione di alimenti e bevande e la cosa sta accadendo nella generale indifferenza da parte in particolare della classe politica nazionale”. È la denuncia di Confesercenti Emilia-Romagna di fronte alle restrizioni alle attività previste fino al prossimo 15 gennaio e in occasione delle festività natalizie e alla scarsità di ristori per le perdite subite o, per alcune categorie, alla loro totale mancanza.
“Il settore ha un peso fondamentale nell’economia italiana – continua la nota di Confesercenti - per l’Emilia-Romagna si tratta di quasi quarantamila imprese, migliaia di occupati e oltre sette miliardi di euro di consumi, ma rischia di vedere compromesso in modo decisivo il fatturato di uno dei mesi più importanti dell’anno. A questo punto occorrono scelte chiare sulla base delle richieste più volte avanzate da Confesercenti e Fiepet:
1. Riduzione delle tasse locali, a partire dalla TARI;
2. Moratoria sui mutui per almeno tutto il 2021;
3. Cassa integrazione per i dipendenti fino al termine del periodo di pandemia;
4. Contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso e costo zero restituibili in periodi medio-lunghi;
5. Ristori sulla perdita del fatturato che comprenda anche il settore della distribuzione grossista finora escluso da tutti i provvedimenti.”
La Confesercenti auspica che al più presto le esigenze del settore vengano prese in considerazione e producano effetti concreti “pena – conclude la nota - un rischio serio di chiusura per molte imprese anche nella nostra regione”
Il settore turismo è tra quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze della pandemia: assente il turista internazionale, quello leisure e business travel, sospesi i congressi e gli eventi, i viaggi scolastici. Il prossimo futuro spaventa gli operatori del settore, in particolare quello ricettivo, che non vede una ripresa a breve termine e che si trova con il rischio concreto di vedere una moria di attività. Dall’analisi dell’Ufficio statistico di Assohotel-Confesercenti Emilia Romagna emerge una riduzione del -44% dei pernottamenti registrati tra Settembre-Gennaio 2020 nella nostra Regione rispetto allo stesso periodo del 2019, con un calo di pernottamenti fortemente accentuato e superiore alla media nelle province dell’Emilia (-57% della Provincia di Bologna, - 54,3% nella Provincia di Parma, - 50,6% nella Provincia di Reggio Emilia) e una significativa riduzione delle prenotazioni da parte degli stranieri che oscilla a livello regionale dal 60% al 90%.
“Questi dati - spiega il presidente di Assohotel-Confesercenti E.R., Filippo Donati – confermano la disperazione di noi albergatori. Per salvare il settore e superare questo periodo di “fermo” delle attività è necessario che ci venga garantita la possibilità di mantenere in vita l’impresa e di far fronte almeno ai costi di gestione e di manutenzioni ordinari. Occorre intervenire a tutti i livelli per abbattere i costi, anche a livello regionale e locale, in primis per l’azzeramento della Tari il cui pagamento sta mettendo in forte difficoltà molti di noi proprio in questo periodo. Quindi i contributi a fondo perduto vanno, per quanto possibile, mantenuti. Inoltre, è assolutamente necessario vigilare e scongiurare l’eventualità di infiltrazioni di capitali di provenienza illecita che potrebbero far leva su un’imprenditoria demotivata ed in grave difficoltà economica”.
Assohotel-Confesercenti ha inviato al Governo alcune proposte per consentire alle PMI del settore di resistere fino alla conclusione dell’emergenza sanitaria. Esse riguardano in particolare:
- gli affitti, con l’estensione della possibilità di compensazione, almeno per tutto l’anno prossimo e regolare il credito d’imposta nel modo più automatico possibile per la cessione al sistema bancario, nonché allungando la moratoria sull’esecutività degli sfratti che scade a fine dicembre fino all’anno prossimo.
- la moratoria dei mutui per tutto il 2021 per mutui e finanziamenti compresi gli affidamenti di breve termine su C/C.
- l’abolizione dell’IMU per tutto il 2021 per le attività in affitto, anche per il proprietario dell’immobile.
- il credito d’imposta determinato dalla differenza del fatturato del 2019 rispetto al 2020.
- il bonus vacanze, impiegando le risorse non utilizzate per il restante 2020 e prevedendone altre per il 2021 facilitandone la possibilità di accesso.
- l’estensione dell’ecobonus al 110% anche alle strutture ricettive, ma con parametri concertati con le imprese stesse.
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