l futuro del commercio di prossimità può essere ricco di potenzialità se saprà coniugare tradizione, valore sociale e culturale, con l’innovazione, sempre più necessaria alla luce dei due anni appena trascorsi e per competere in un mondo oramai globalizzato.
Dello sviluppo e delle difficoltà di questo settore così importante per la qualità della vita dei nostri centri storici e delle periferie che intendono essere sempre più vivibili, nonché delle potenzialità che potrebbero scaturire dall’utilizzo dei fondi del PNNR, si è parlato nel corso di un convegno online che si è svolto stamattina, organizzato da Confesercenti E.R. e Vitrines d’Europe, la rete europea di associazioni dei commercianti, dal titolo: Il commercio di prossimità, tra ripartenza e innovazione, con l’obbiettivo di fare il punto della situazione del settore del commercio, in particolare di vicinato, e cercare di capire le prospettive e le condizioni di un reale ritorno alla normalità.
A dare il benvenuto ai partecipanti sono stati Marco Pasi, direttore Confesercenti Emilia Romagna e Stefano Bollettinari, presidente di Vitrines d’Europe.
Luca Zanderighi, ordinario di Economia e Gestione delle imprese dell’Università degli Studi di Milano, nel suo intervento ha spiegato come da tempo sia in atto una trasformazione nel settore del commercio, e come questa sia stata solo accelerata dalla crisi provocata dal Covid 19.
I fattori guida per lo sviluppo del commercio di prossimità, per Zanderighi, sono il rafforzamento dell’esperienza fisica dell’acquisto, l’integrazione dei servizi digitali, ad esempio le nuove modalità di pagamento, la gestione delle informazioni della clientela e la valorizzazione del legame con la comunità fisica.
Particolarmente interessante la fotografia che Valentina Pontiggia, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail del Politecnico di Milano, ha tratteggiato della riorganizzazione dei retailer a livello internazionale che prevede l’integrazione dei sistemi più veloci dell’e-commerce, con l’apertura di sedi in cui valorizzare l’aspetto sociale dei negozi.
Nel nostro Paese – ha spiegato Pontiggia – si è sempre più consapevoli dell’importanza di investire sia sul digitale front end, che permette di mettere in sicurezza clienti e personale, di creare un sistema di appuntamenti, di facilitare i pagamenti, conoscere meglio i clienti ecc., sia sul back end, come ad esempio l’accettazione dei pagamenti digitali, la pubblicità, i sistemi di cassa evoluti, l’uso di chioschi e tablet. Un mondo, quello dei negozi, che si apre quindi al futuro senza perdere di vista le proprie tradizionali peculiarità.
“Con i lockdown, - spiega Pontiggia - i consumatori hanno riscoperto i luoghi vicini: sono tornati a vivere il proprio quartiere e a frequentare i negozi di vicinato. Nel commercio si cerca in modo crescente di insistere sulla prossimità, sui negozi di ridotte dimensioni che utilizzano la tecnologia per integrarsi con l’eCommerce e per offrire nuovi servizi. Spazi da vivere votati alla creazione di una relazione di valore con i propri consumatori. “
Ricordando come le attività delle botteghe e il commercio abbiano attraversato la storia dell’Europa contribuendo a quella che definiamo civiltà, derivazione di civitas, città, Lluìs Llanas, vicepresidente di Barcelona Comerç, associazione per lo sviluppo del commercio di prossimità di Barcellona, Segretario generale di Vitrines d’Europe, ha affermato la necessità di una regolamentazione della distribuzione online che salta i retails senza pagare tasse, e di persuadere i diversi livelli istituzionali che i negozi di prossimità non sono solo società di vendita, ma anche società di servizi, che potrebbero essere riconosciute da un marchio comune, e che in questa peculiarità si trova il loro punto di forza. Ha ribadito inoltre l’intenzione di fare di Barcellona la capitale del commercio locale (essendo stata l’apripista dell’idea della “città dei 15 minuti”, tutto vicino casa, poi esportata nel resto del mondo), dove istituire una sede dell’Unione europea, con lo scopo di innovare, ricercare nuove soluzioni per il piccolo commercio e per diventare un punto di riferimento nella difesa e del rinnovamento del modello di business. Interessante, infine, anche il suo riferimento all’antico pellegrino, l’odierno turista, soggetto di diritti e doveri: un invito a gestire i flussi turistici in maniera sostenibile.
Per il presidente della Confesercenti E.R. Dario Domenichini: “I nostri centri storici stanno attraversando una grave crisi e il piccolo commercio di vicinato è in difficoltà dopo due anni di pandemia; inoltre, l’aumento dei costi energetici che colpiscono imprese e famiglie, insieme alle incertezze provocate dalla guerra, ha generato un calo dei consumi che penalizza ulteriormente il commercio: ne sono testimoni i tanti negozi chiusi. Se non si interviene subito con provvedimenti di sostegno come la riduzione delle imposte, della burocrazia, ed una legge che riequilibri una volta per tutte la differenza di tassazione tra multinazionali dell’e-commerce e il commercio tradizionale, insieme a politiche di formazione sull’innovazione tecnologia, rischiamo di vedere spopolati i nostri centri storici.”
“Se vogliamo davvero far ripartire e rilanciare quel grande patrimonio economico e sociale, italiano ed europeo, rappresentato dal commercio urbano, reso più fragile dalla pandemia – sostiene Stefano Bollettinari, Presidente di Vitrines d’Europe – è necessario che le politiche pubbliche dedichino, anche in questa fase, un’adeguata attenzione al commercio di prossimità in termini di: supporto all’innovazione, agevolazioni fiscali e creditizie, contenimento dei costi aziendali, accesso ai fondi del PNRR e agli altri fondi europei e regionali e attraverso “piani strategici di valorizzazione urbana” rendano più innovative, vivibili, accessibili e sostenibili le città, che devono tornare ad essere il cuore pulsante del territorio”.
Aumento delle prenotazioni nonostante l’incertezza dello scenario internazionale. I visitatori saranno prevalentemente italiani, ma non mancheranno gli stranieri. 450 mila i pernottamenti stimati nelle strutture ricettive nei giorni della ricorrenza
Nonostante la difficile situazione, la Pasqua 2022 potrebbe rivelarsi un periodo favorevole per il turismo dell’Emilia Romagna. È quanto emerge da un’indagine di Assoturismo Confesercenti Emilia Romagna, realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze presso un campione di circa 300 strutture ricettive del settore alberghiero ed extralberghiero, che per i giorni delle festività hanno già acquisito un significativo volume di richieste con una saturazione media dell’offerta disponibile pari al 60,2%.
In base alle informazioni raccolte si stima che nei giorni della ricorrenza saranno circa 450 mila i pernottamenti nelle strutture ricettive. I visitatori saranno prevalentemente italiani (82,4% delle presenze), ma è atteso un buon recupero della domanda estera con oltre 80 mila pernottamenti stimati.
Nei giorni della festività le strutture ricettive dovrebbero registrare un tasso medio di occupazione dell’offerta disponibile pari al 60,2%, ma in alcune aree e in alcuni giorni sono stati segnalati valori superiori al 75%. Buone aspettative per le imprese delle città d’arte, dove i tassi medi di occupazione potrebbero attestarsi al 70,4%. Anche per le località termali i tassi di occupazione dovrebbero registrare valori al di sopra della media (65%). Una quota importante di domanda è attesa anche nelle località della Costa, con tassi medi di saturazione del 60,4%. Per le località collinari e per i comuni dell’Appennino i valori medi si fermerebbero rispettivamente al 55,2% e al 45,1%.
Le strutture alberghiere dovrebbero intercettare una quota maggiore di domanda con un tasso di occupazione atteso del 63,9%. Per le strutture extralberghiere i valori stimati sono del 53,8%.
I turisti stranieri, stimati al 17,6% dei flussi complessivi, saranno quasi esclusivamente europei: tedeschi, francesi, svizzeri e britannici sono le principali nazionalità segnalate in aumento.
“Siamo contenti della ripartenza di richieste sul Turismo in generale, sia dal mercato italiano che da quello straniero di prossimità – dichiara Fabrizio Albertini Presidente Assohotel Confesercenti Emilia Romagna. Buone sono le richieste in tutti i comparti, mare, città d’arte, collina, sia per Pasqua, sia per i Ponti del 25 aprile e del 2 giugno; sono ripartiti di slancio anche gli eventi sportivi che segnano già numeri importanti dopo mesi di incertezze. Il ritorno alla pace in Ucraina da tutti auspicata, darebbe ancor di più la spinta per far si che anche quest’estate si possa contare su buoni numeri complessivi”.
Gli interventi urgenti annunciati dal premier Mario Draghi per contrastare l'aumento dei prezzi sull'energia, sono insufficienti per garantire la sopravvivenza del settore della ristorazione e degli alberghi.
Lo denunciano allarmati Massimo Zucchini, presidente di Fiepet Confesercenti E.R. e Fabrizio Albertini, presidente di Assohotel Confesercenti E.R.
Alberghi e ristoranti, già in grave difficoltà dopo i due anni faticosi di pandemia, si trovano a dover fronteggiare i costi di gas ed elettricità quintuplicati già da un anno sui mercati internazionali e che ora, a causa del conflitto in Ucraina, realisticamente cresceranno ulteriormente. A ciò si aggiunge l’aumento del costo dei carburanti e al conseguente rincaro del trasporto delle merci.
Il decreto legge del Governo ha il merito di inserire alcune novità legislative che certamente aiuteranno il nostro paese nel suo percorso verso la transizione ecologica, ma gli impatti immediati derivanti dalla attuale crisi energetica sono troppo forti e le misure porteranno benefici nel tempo che sicuramente saranno positivi ma i riscontri si potranno avere in tempi medio lunghi. I picchi raggiunti dai prezzi di gas e altre materie prime come il carbone e il petrolio, possono portare ad un tasso di inflazione dell’8% con conseguenze inevitabili per crescita e consumi. Inoltre, l’intervento del Governo ha ridotto al 5% l’aliquota Iva sul gas metano fino al prossimo 30 giugno, ma non ha toccato le accise.
“Se il conflitto non si interrompesse in tempi brevi – spiegano i due presidenti – e se ciò significasse interruzioni nelle esportazioni del gas, il rischio sarebbe quello di vedere i prezzi dell’energia aumentare fino al 50%, con ricadute insostenibili sulle nostre imprese e sui nostri clienti. Già da ora abbiamo difficoltà a reperire materie prime, ad esempio è razionato l’olio di girasole ormai quasi introvabile, e le consegne dei prodotti sono aumentate in maniera intollerabile.
Occorre inoltre tenere conto che l’appeal di molte delle nostre imprese, soprattutto quelle della riviera, deriva da un rapporto qualità prezzo assolutamente competitivo, difficile da trovare in altre zone turistiche. Se dovessimo aumentare i prezzi vedremmo inevitabilmente diminuire le richieste. Molti imprenditori si stanno interrogando sull’opportunità di rimanere chiusi a Pasqua e aspettare il caldo per evitare gli aumenti.
Paghiamo come ovvio – continuano Albertini e Zucchini – il fatto di non aver diversificato negli anni i fornitori di energia e ora è sempre più urgente rivedere i costi della fiscalità energetica”.
Quella che ci aspetta è una settimana decisiva per gli imprenditori degli stabilimenti balneari.
La X Commissione del Senato, dopo aver ascoltato in audizione le diverse associazioni di categoria, deve esprimersi sui vari emendamenti da loro proposti, sostenuti da tutti i sindaci della Riviera e da varie Regioni di cui la capofila è l’Emilia Romagna. Lo scopo è quello di correggere l’emendamento indicato dal Consiglio dei Ministri al Senato, che ha però lasciato insoddisfatti i rappresentanti del settore.
“I balneari – spiega Maurizio Rustignoli presidente Fiba Emilia Romagna e Nazionale, rappresentativa degli imprenditori balneari di Confesercenti - avevano recepito la necessità di inevitabili procedure selettive ad evidenza pubblica, ma a condizione del riconoscimento di un indennizzo pari al valore aziendale dell'impresa a tutti coloro che, dopo aver gestito uno stabilimento per decenni, si ritroveranno a non vedersi riaggiudicata la propria concessione. Il recepimento da parte della Commissione del Senato delle nostre proposte, sarebbe un primo passo per arrivare ad una modifica in tempi brevi del Disegno di legge che riordina la concorrenza.”
Nella nostra regione, secondo i dati Unioncamere, fino a settembre 2021 ci sono complessivamente 1.067 imprese balneari, di cui 959 in Romagna: 427 in provincia di Rimini, 355 in quella di Ravenna e 177 in quella di Forlì-Cesena. Più altre 97 nel Ferrarese. Sono persone e famiglie che attendono con ansia di sapere cosa riserva loro il futuro.
Un 8 marzo all’insegna della fiducia per le donne che investono su se stesse e che intendono avviare un’impresa.
Secondo i dati Unioncamere E.R. Romagna, nel 2021 le imprese femminili hanno registrato un incremento rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 85.328, pari al 21,3% del totale delle imprese.
Rilevante la presenza di imprese femminili nei settori del commercio al dettaglio, del turismo e della ristorazione. In questi tre settori sono risultate, a fine 2021, ben 25.567 le imprese a conduzione femminile, pari al 30% del totale delle imprese femminili. Percentuale che sale al 41% a Rimini.
Per questo Confesercenti dedica particolare attenzione a queste imprese e attraverso il Servizio Impresa Donna, propone a chi vuole avviare un’attività in questi settori consulenza personalizzata, opportunità di credito agevolato, percorsi formativi specifici e servizi su misura. In particolare ha attivato un servizio specifico di assistenza e consulenza per l’accesso al Fondo Impresa Femminile – istituito con la Legge di Bilancio 2021 del 30 dicembre 2020, n. 178 – che incentiva la nascita di nuove imprese e sostiene lo sviluppo e il consolidamento di quelle esistenti e che prevede lo stanziamento di 160 milioni delle risorse del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) al fine di incentivare lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili e di incentivarne la nascita di nuove. Di questi, 38,8 milioni saranno destinati agli incentivi per la nascita delle imprese femminili e 121,2 per incentivare lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili.
Per la presidente del settore femminile di Confesercenti E.R. Francesca Chittolini: “questi dati sono la conferma della forza e della determinazione delle donne nel trovare un proprio spazio nel mondo del lavoro. Certamente il periodo della pandemia ha pesato, come per le imprese nel loro complesso, soprattutto sulle donne che lavoravano nel settore turistico e del commercio, e in particolare sulle donne lavoratrici con figli. La presenza delle donne imprenditrici in questi settori, tuttavia, rimane di grande qualità e garanzia di innovazione e creatività e per questo Confesercenti ne sostiene lo sviluppo con determinazione attraverso i propri servizi più qualificati.”
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