“Siamo stanchi di passare per ladri, e certo non era ciò che ci aspettavamo dal Governo”. È la dichiarazione a caldo del Presidente di Faib (Federazione Autonoma Italiana Benzinai) regionale Emilia Romagna, Ercole Gori dopo l’annuncio del decreto legge del Governo sui prezzi dei carburanti. “Questo provvedimento non colpisce chi doveva colpire, le compagnie petrolifere e i retisti, ma l’anello più debole della catena: i compensi dei benzinai non si calcolano a percentuale ma hanno un margine fisso che è intorno a 3 centesimi lordi, indipendentemente dal costo finale del carburante. Inoltre l’esecutivo smentisce se stesso: i dati ufficiali del Ministero dell’Ambiente certificano che l’aumento dei prezzi alla pompa è stato in linea con il rialzo dovuto al ripristino delle accise; nella media dei prezzi dal 1° gennaio all’8 gennaio, infatti, la benzina è aumentata rispetto alla precedente rilevazione di 0,168 euro/litro per la benzina e di 0,160 euro/litro per il gasolio, ossia in misura minore dell’aumento dell’accisa, pari a 0,183 con IVA euro/litro e anche il gpl è aumentato (+0,026 euro/litro) in misura minore all’accisa ivata che è cresciuta nel frattempo di 0,034 euro/litro.”
Il provvedimento del Governo, quindi, per Gori “è fuorviante e inutile, considera i gestori pericolosi speculatori e scarica su di essi - che ripeto non stabiliscono i prezzi e sono evidentemente l’anello più debole della filiera dei carburanti - l’ennesimo assurdo adempimento. Senza contare che non affronta il rischio concreto che il prezzo possa essere influenzato in larga parte dal fenomeno - già noto agli organi di controllo e sotto gli occhi di tutti - dell’illegalità fiscale e contrattuale, che secondo le nostre stime conta per il 30% dell’erogato totale della rete. Si finisce, quindi con l’esasperare ulteriormente i gestori, che già oggi espongono una decina di cartelli prezzi sulle aree di servizio e si crea una vera e propria babele cartellonistica, utile solo ad esporre i gestori ad ulteriori sanzioni creando confusione nei consumatori.”
Il decreto, infatti prevede:
1. l’obbligo giornaliero per gli esercenti l’attività di vendita al pubblico di carburante per autotrazione per uso civile di comunicare il prezzo di vendita praticato e di pubblicare il prezzo oltre a quello medio giornaliero nazionale calcolato dal Ministero delle imprese;
2. il rafforzamento delle sanzioni amministrative in caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi. In caso di recidiva, la sanzione può giungere alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni;
3. l’istituzione di una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare – nel confronto con le parti – le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti.
“Poiché prezzi e rete sono stati liberalizzati da decenni per garantire la concorrenza – continua Gori - come si definirà il prezzo da praticare? E ancora, l’obbligo di esposizione dell’ennesimo cartello col prezzo medio che benefici potrà portare al consumatore? Sappiamo bene che i prezzi variano da territorio a territorio e conoscere la media nazionale non potrà avere nessun beneficio pratico se non alimentare caos e istigare comportamenti ostili verso l’innocente gestore al quale, ribadisco, viene imposto il prezzo di vendita senza nessuna possibilità di modifica.”
Per i benzinai di FAIB Confesercenti, in conclusione, il Decreto Legge del Governo rischia di essere solamente propaganda ma con un effetto reale di complicazione e incremento degli oneri per le imprese del settore, aprendo anche, fra l’altro, qualche problema rispetto alla normativa in materia di concorrenza che hanno superato il regime del prezzo amministrato già da diversi anni e “sarebbe interessante – conclude Gori – avere il parere dell’Antitrust su questo provvedimento. Noi comunque faremo di tutto per cercare di modificare un provvedimento tanto ingiusto quanto inutile”.
Dopo quattro giorni di saldi invernali le imprese del settore moda dell’Emilia-Romagna registrano un discreto andamento delle vendite ma l’offerta di prodotti scontati è ancora ampia e molte sono le opportunità di fare buoni affari per i consumatori.
È questo in sintesi quanto emerge dall’indagine condotta da Confesercenti Emilia Romagna su un campione di imprese del settore moda della regione nel lunedì successivo al primo week end dei saldi che, quest’anno, ha avuto un periodo allargato dalla partenza anticipata dovuta al ponte dell’Epifania.
Il 32% degli intervistati ha registrato un incremento rispetto allo stesso periodo del 2022 e un 41% ha visto le vendite posizionarsi sullo stesso livello. Un terzo di chi ha registrato un incremento lo ha visto aumentare di oltre il 20%.
Il risultato è stato anche opera della partenza dei saldi che hanno sfruttato anche il giorno festivo del 6 gennaio che, per il 46% degli intervistati, ha influito positivamente sulle vendite.
Più della metà delle imprese (53%) ha praticato uno sconto del 30%, un terzo degli intervistati ha praticato uno sconto del 20% mentre un 18% delle aziende ha praticato uno sconto superiore al 40 e fino al 50%.
Lo scontrino medio si è attestato a 92,27 euro, per il 28% degli intervistati di valore superiore a quello dello scorso anni, per il 31% di valore inferiore mentre per il restante 41% più o meno dello stesso importo.
Il 60% delle imprese si dichiara, quindi, soddisfatto di questo avvio dei saldi anche se il discreto andamento dei primi giorni non ha comunque svuotato i negozi che, anzi si presentano ancora con un ampio assortimento di prodotti a disposizione della clientela che potrà, quindi, realizzare nei prossimi giorni ancora ottimi affari.
Questo è l’auspicio anche delle imprese del settore, per le quali, emerge sempre dall’indagine, che i saldi invernali rappresentano circa il 20% del fatturato complessivo.
“Questo primo weekend di saldi – chiosa il Presidente regionale di Confesercenti, Dario Domenichini – ha dimostrato ancora una volta che il consumatore gradisce il contatto col negozio fisico e il ruolo che può svolgere personale qualificato nell’orientare le scelte con competenza e professionalità e anche la serietà delle proposte risulta un elemento di garanzia importante. Speriamo che a questo primo weekend ne seguano altri che permettano alle imprese del settore di risollevarsi, almeno parzialmente, da questi terribili anni che hanno vissuto, i saldi, infatti, proseguiranno nella nostra regione fino a domenica 5 marzo”.
Dopodomani, giovedì 5 gennaio, inizieranno in Emilia-Romagna i saldi invernali.
Per i prossimi sessanta giorni si potranno acquistare nei negozi del nostro territorio, capi d’abbigliamento, calzature e numerosi altri prodotti a prezzi scontati. L’Osservatorio economico di Confesercenti regionale stima una spesa media di circa 164 euro a persona, in linea con quanto previsto lo scorso anno.
L’associazione di categoria come ogni anno invita gli esercenti e i consumatori a tenere conto del Decalogo dei buoni saldi stilato per fare shopping in tutta sicurezza. Ovvero attendere il periodo ufficiale dei saldi, evidenziare l’oscillazione dello sconto praticato, non esibire sconti generici riferiti poi soltanto ad alcuni articoli, separare in modo chiaro le merci offerte a prezzi di saldo da quelle poste in vendita alle condizioni normali, evidenziare il prezzo originario e quello scontato dei prodotti posti in saldo, accettare pagamenti con pago bancomat e carte di credito, rendere visibile l’interno del negozio, rendersi disponibili a sostituire la merce anche se acquistata nel periodo dei saldi, effettuare le riparazioni, se richieste dal cliente, usare la massima cortesia.
Per il presidente di Confesercenti Emilia-Romagna Dario Domenichini “ogni anno quello dei saldi è un periodo ideale per acquistare prodotti ad un prezzo competitivo e di buona qualità in negozi che garantiscono serietà e competenza; consentono inoltre ai commercianti di smaltire le rimanenze contribuendo a recuperare le perdite causate dal calo dei consumi e dall’aumento dei costi di gestione, in particolare quello delle bollette. Certamente – continua Domenichini –non aiuta l’aver anticipato gli sconti e le promozioni in occasione del Blackfriday e la vendita online delle grandi piattaforme rimane una spina nel fianco soprattutto del commercio di prossimità.” Problemi che, tuttavia, le imprese della nostra regione cercano di superare “facendo leva – conclude Domenichini – sulla professionalità e serietà degli addetti e la vicinanza delle imprese al cliente che permette di entrare in contatto diretto col prodotto contando su una consulenza personalizzata”.
“L’assenza di neve sta creando un vero e proprio disastro per l’economia del nostro Appennino, con effetti immediati sul turismo, il commercio e l’artigianato di servizio ma che rischia di produrre effetti negativi anche su altri settori economici come l’agricoltura e il presidio del territorio”. È quanto si legge in una nota di Confesercenti Emilia Romagna, diffusa a seguito di un confronto con gli imprenditori delle zone appenniniche su cui insistono impianti sportivi e attrezzature per gli sport invernali.
“Le imprese del turismo in primo luogo – sottolinea la nota – hanno visto praticamente azzerato il periodo delle feste natalizie, ma anche pubblici esercizi, commercio e tutto l’indotto che vive di turismo sta soffrendo come mai era capitato nel passato”.
A giudizio di Confesercenti, quindi, urgono interventi di sostegno per evitare che la situazione diventi irrecuperabile e provochi la chiusura definitiva di decine di imprese e l’abbandono ulteriore di questi territori.
“Confesercenti– conclude la nota – condivide pienamente la richiesta delle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo per un piano straordinario in favore dell’Appennino per far fronte a una situazione altrettanto straordinaria che preveda mutui e liquidità in favore delle imprese, sia a fondo perduto che a tasso zero e investimenti per opere strutturali. A queste azioni va poi affiancata una serie riflessione sulla possibilità di un’imposizione fiscale incentivante per l’avvio e il consolidamento delle imprese e il ritorno della residenzialità”.
Si è svolta oggi pomeriggio all’Hotel I Portici di Bologna, l’Assemblea annuale di Confesercenti Emilia Romagna.
Oltre ai Presidenti e Direttori delle undici Confesercenti della regione, presenti fisicamente, erano oltre un centinaio i membri dell’Assemblea collegati in videoconferenza.
Al tavolo dei relatori il Presidente di Confesercenti, Dario Domenichini, il Direttore Marco Pasi e gli Assessori regionali al Bilancio Paolo Calvano e al Commercio, Turismo e Trasporti, Andrea Corsini. Collegata online da Roma, la Presidente nazionale dell’Associazione, Patrizia De Luise, mentre il Vice Segretario generale di Unioncamere, Guido Caselli, indisposto, ha inviato un suo intervento scritto.
Al centro dei lavori dell’Assemblea la condizione di grande difficoltà delle imprese del commercio e del turismo, conseguenza della guerra in atto nell’est dell’Europa che segue gli anni di crisi causati dalla pandemia e le prospettive per il 2023.
Sull’urgenza di varare provvedimenti contro il caro energia che colpisce imprese e famiglie, si è innanzitutto soffermato il presidente di Confesercenti E.R. Dario Domenichini nella sua relazione: “Per ridurre i prezzi dell’energia è fondamentale fermare la speculazione. Per questo, abbiamo chiesto, fra l’altro, che l’IVA applicata su gas, luce e acqua, beni primari, sia ridotta se non addirittura abolita”. Il Presidente ha poi spiegato come ci siano azioni da compiere nell’immediato e nel medio termine: servono da subito crediti d’imposta, rateizzazione delle bollette e ogni provvedimento utile a lasciare liquidità alle imprese. Nel medio termine serviranno invece incentivi per la transizione green, in linea con le norme europee e nazionali. Su questo fronte Domenichini ha comunque ricordato l’efficace azione del consorzio “Innova Energia” di Confesercenti, a cui aderiscono più di quattromila aziende, che ha consentito di ridurre notevolmente l’impatto dei costi energetici per le imprese associate.
Altri temi rilevanti, toccati da Domenichini, sono stati il calo dei consumi, sui quali chiede interventi per rilanciarli (come ad esempio la detassazione delle tredicesime in vista del Natale), e le politiche del lavoro, con le richieste dell’Associazione dell’alleggerimento del carico tributario anche sui futuri aumenti contrattuali e di tagliare drasticamente il cuneo fiscale, taglio che nella bozza di bilancio dello Stato per il 2023 del nuovo Governo risulta ancora decisamente insufficiente.
“Occorre inoltre – ha continuato - avviare una profonda riflessione fra tutti i soggetti coinvolti, dalle Associazioni, ai Sindacati e alle Istituzioni, per capire come superare il paradosso per cui, da una parte le imprese non trovano personale e, dall’altra, vi siano tante persone in grado di lavorare che vivono di misure assistenziali. E‘ necessario quindi rivedere l’attuale sistema di ammortizzatori sociali, mettendo la formazione e il reinserimento nel mondo del lavoro al centro del dibattito sugli strumenti in grado di rendere più flessibile la ricerca del personale.”
Altro tema caldo della sua relazione, è stato que
lo della concorrenza sleale da parte delle grandi piattaforme del commercio elettronico che sono assoggettate a un’imposizione fiscale praticamente inesistente.
Relativamente all’imposizione fiscale per Domenichini serve una generale riduzione per le imprese della tassazione, anche delle imposte locali.
Sul tema dei pagamenti elettronici, se si vuole realmente favorire lo sviluppo, secondo Domenichini devono essere abbassate le commissioni sui pagamenti, i costi bancari e sospese le sanzioni per chi non accetta pagamenti con bancomat e carte di credito, in attesa di una norma meno impattante sulle imprese.
Altra voce gravosa per le aziende è quella delle locazioni commerciali, superabile reintroducendo la cedolare secca per i proprietari che applicano affitti calmierati, norma che da tempo Confesercenti chiede venga ripristinata.
Tuttavia per Domenichini non è sufficiente solo la riduzione dei costi per salvaguardare le imprese: servono incentivi e agevolazioni per lo sviluppo, l’innovazione e gli investimenti, in particolare per la digitalizzazione e la transizione ecologica. E’ importante che con le risorse dei fondi europei PNRR, FESR, FSE, si prevedano capitoli di spesa dedicati al commercio di vicinato e alle piccole e microimprese del turismo e dei pubblici esercizi, attraverso bandi tarati sulle loro dimensioni e sulla loro capacità d’investimento. Su questo punto Domenichini riconosce il buon livello di concertazione con la nostra Regione che sta producendo risultati importanti e migliorativi con l’emanazione dei primi bandi, anche se le modalità di presentazione delle domande legate ai click day andrebbero corrette.
Una questione di cui si parla poco, ma causa anch’essa della chiusura di diverse attività commerciali, è la mancanza di ricambio generazionale, ostacolato da difficoltà burocratiche ed economiche per subentrare in un’attività, superabili con agevolazioni fiscali e semplificazioni che lo favoriscano.
Il Presidente ha poi sottolineato l’importanza della governance delle iniziative a sostegno dei progetti di valorizzazione dei centri storici e delle attività commerciali, da cui l’esigenza di una rivisitazione della Legge 41/97 per renderla più adeguata ai tempi. La recentissima costituzione dei due nuovi ClustER, uno dedicato al Turismo e uno dedicato all’Economia urbana contribuirà a portare idee e risorse per il rilancio del commercio.
Sostegno alle imprese significa, per Domenichini, anche maggiore qualità e sicurezza dei nostri centri storici; valorizzando ad esempio le fiere e i mercati su area pubblica, un settore economico importante che contribuisce a rendere vitali i centri urbani ma che vivono nell’incertezza sul futuro legata al rinnovo delle concessioni, mentre dovrebbero essere riqualificati e innovati. Il presidente perciò si auspica che la Regione, tra i vari capitoli di spesa legati ai fondi europei, inserisca anche bandi a loro dedicati.
Infine, a proposito del turismo, Domenichini ha sottolineato come, seppure sia un settore che registra segnali positivi, subisca una concorrenza sleale a causa delle piattaforme OTA presenti sul web e soffra di problemi sulla redditività e marginalità a causa dell’impennata dei costi, in particolare quelli relativi all’energia e alle forniture, insieme alla difficoltà nel reperire personale, con un effetto importante sulla riduzione dei servizi offerti e di conseguenza dei fatturati. Lo sviluppo turistico passa sicuramente da una serie di azioni e provvedimenti che devono essere concertati fra privato e pubblico: “la nostra Regione – ha detto Domenichini in conclusione del suo intervento - investe molto nel settore e, attraverso APT Servizi e le Destinazioni Turistiche, sviluppa importanti azioni di promozione. È bene però, continuare a lavorare ancora per migliorare a livello locale la concertazione fra pubblico e privato e individuare le azioni più opportuno per il settore”.
E il sostegno della Regione E.R. alle p.m.i è stato ribadito dall’assessore al Commercio, al Turismo e ai Trasporti Andrea Corsini: “La vitalità delle imprese della nostra regione è fondamentale per la salute del nostro sistema economico e produttivo. Sappiamo bene quanto la rete dei pubblici esercizi del commercio e del turismo, così come le pmi che operano nei settori dei servizi, dell’artigianato e dell’industria, siano importanti per l’occupazione e il benessere del nostro territorio. Comparti che hanno sofferto in modo significativo durante la pandemia e a cui la Regione ha dedicato cospicue risorse attraverso ristori mirati. Il mondo produttivo ora si trova ad affrontare nuove e dolorose sfide innescate dalla guerra in Ucraina e dalla conseguente crisi energetica. Per questo l’appuntamento di oggi è un’importante occasione di confronto e condivisione. Voglio ribadire che anche in questa difficile congiuntura, la Regione continuerà a fare la sua parte al fianco delle imprese e delle associazioni che le rappresentano, perché solo insieme potremo affrontare questo nuovo capitolo e cercare soluzioni efficaci per crescere ancora.”
L’Assessore Calvano, da parte sua, ha illustrato il quadro finanziario e le linee guida che sottintendono al bilancio 2023 della Regione Emilia-Romagna, che prevede un incremento delle entrate di circa 6 milioni di euro ma vede una particolare criticità sul fronte della spesa sanitaria e dell’incremento dei costi dell’energia. “Nonostante questo – ha detto Calvano – l’impegno sul cofinanziamento dei fondi europei, pari a 330 milioni in tre anni, consentirà di finanziare misure per circa 1,6 miliardi di euro a sostegno delle imprese e enti locali.”
Le proposte di Confesercenti E.R.: · Sostegni immediati per superare il periodo di crisi dovuto all’aumento dei costi dell’energia e delle forniture; · Incentivi per gli investimenti finalizzati allo sviluppo tecnologico e alla transizione ecologica su misura per le caratteristiche dei nostri settori; · Riduzione della burocrazia e degli adempimenti; · Revisione delle normative che favoriscono abusivismo e concorrenza sleale per i nostri settori; · Misure che favoriscano il ricambio generazionale; · Un tavolo di confronto sui temi del commercio di vicinato e per il miglioramento della normativa di settore; Una profonda riflessione sui temi del lavoro adeguata alle esigenze delle imprese e ai nuovi stili di vita oltre ad un intervento importate di riduzione del costo del lavoro. |
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