La Confesercenti Emilia Romagna ha condotto una rilevazione su un campione di negozi di abbigliamento e calzature della nostra regione, per conoscere l’andamento delle vendite nel primo weekend dei saldi (4-6 gennaio) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Il 35% degli interpellati evidenzia un aumento delle vendite e il 32% una stabilità delle stesse, mentre il restante 33% una diminuzione.

Per quanto riguarda lo scontrino medio, il 32% degli operatori lo indica in aumento, il 40% stabile e il 28% in diminuzione rispetto all’anno precedente.

Il valore medio dello scontrino si attesta sui 61 euro e la percentuale di sconto applicato in modo prevalente in questa prima fase di saldi, va dal 20 al 50%.

Gli operatori che hanno tenuto aperta l’attività domenica 5 e lunedì 6 gennaio sono stati complessivamente circa il 70% del totale, prevalentemente nei centri delle città.

Questi dati forniscono un quadro abbastanza soddisfacente della situazione (dato il momento economico che stiamo vivendo) mettendo in evidenza che, nonostante il depotenziamento che i saldi hanno subito per effetto di promozioni continue che si svolgono in corso d’anno, essi mantengono una loro validità.

Non resta che auspicare dopo questo inizio abbastanza positivo, un mantenimento dell’interesse da parte dei consumatori anche nei prossimi giorni, vista l’offerta di prodotti ancora molto interessante e conveniente.

Anche quest’anno Confesercenti Emilia Romagna presenta la consueta analisi sull’andamento delle vendite natalizie, con una sintesi delle indicazioni e dei dati forniti dalle proprie strutture territoriali, utili a capire la situazione del settore.

In proposito Stefano Bollettinari, direttore regionale di Confesercenti commentando l’indagine ha affermato che: “il trend dei consumi natalizi conferma le difficoltà del momento dovute alla crisi e alla ridotta capacità di spesa delle famiglie che, vista l’incertezza economica, hanno mantenuto un atteggiamento prudente e selettivo per quanto riguarda gli acquisti. Ciononostante, grazie anche a un’offerta sempre più conveniente e adeguata alle attuali esigenze dei consumatori, gli operatori commerciali, almeno in parte dei settori merceologici, sono riusciti a tenere rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso o a contenere la flessione, ma non certo a recuperare i risultati negativi del 2013. Speriamo di aver completato la fine del ciclo e che davvero il 2014 sia l’anno della ripresa”.

Dall’analisi dei vari comparti emerge l’andamento stabile delle vendite di prodotti alimentari, con un leggero aumento per quelli tipici e le specialità gastronomiche tradizionali.

Andamento che oscilla tra la leggera flessione e la stabilità per quanto riguarda ristorazione e bar e una generale tenuta delle presenze negli alberghi della nostra regione che hanno beneficiato anche dei numerosi eventi organizzati nelle principali località.

Continua invece il trend congiunturale sfavorevole per i settori dell’abbigliamento e dei mobili ed elettrodomestici, mentre quello delle gioiellerie fa registrare una leggera flessione.

Oscillano tra la stabilità e la leggera flessione le vendite di giocattoli, profumerie e libri e cd, mentre anche quest’anno se la cavano abbastanza bene i nuovi prodotti tecnologici (come smartphone e tablet) e computer.

Molto attesa, anche per un auspicabile recupero, la stagione dei saldi, che in Emilia Romagna partiranno ufficialmente domani 4 gennaio.

Si tratta di una buona occasione, soprattutto per quanti, costretti dalla crisi a non acquistare a prezzo intero, desiderano comunque prodotti di qualità a prezzi accessibili.

L’Osservatorio economico di Confesercenti stima una spesa media di 155 euro a persona, che si potrebbe tradurre in un ammontare complessivo di 535 milioni di euro di vendite in Emilia Romagna.

“I saldi invernali, che si preannunciano come i più convenienti degli ultimi dieci anni, aiutano – come sottolinea il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzonia sostenere sia i bilanci dei negozi che hanno risentito di una calo delle vendite, sia di quelle famiglie strette dalla crisi economica. Certamente è una soluzione di ripiego che non risolve il problema di fondo: far ripartire i consumi. I saldi, restano comunque un’importante opportunità per dare respiro ai commercianti gravati da una crisi che ha costretto numerosi negozi a chiudere i battenti e consentire ai consumatori di fare ottimi affari”.

 

ANDAMENTO CONSUMI DICEMBRE 2013

Festività Natalizie-Capodanno (confronto con lo stesso periodo del 2012)

Alimentari

Stabili/leggero aumento prodotti tipici

Ristoranti

Leggera flessione/stabili

Bar

Leggera flessione/stabili

Alberghi e altri esercizi ricettivi

Stabili

Abbigliamento

Flessione dal 5 al 10%

Giocattoli

Stabili/leggera flessione

Gioiellerie

Leggera flessione

Profumerie

Stabili/leggera flessione

Nuovi prodotti tecnologici e Computer

Leggero aumento/stabili

Libri e CD

Stabili/leggera flessione

Elettrodomestici e mobili

Flessione

 

 

FIVA Confcommercio ed ANVA Confesercenti dell’Emilia Romagna ribadiscono la loro piena contrarietà a qualsiasi proposta di sospensione o deroga alla Legge Regionale 4/2013, che introduce per la prima volta in Italia una regolamentazione dell’attività degli hobbisti.

Lo hanno confermato in maniera univoca in occasione della mobilitazione che si è svolta oggi pomeriggio a Bologna, davanti alla sede della Regione Emilia Romagna, a cui hanno preso parte operatori ambulanti da diverse Province della regione.

E’ indispensabile che la Legge parta il 1° gennaio 2014, come previsto dal provvedimento, senza deroghe o rinvii, in tutti i Comuni dell’Emilia Romagna: questa la richiesta dei manifestanti alla Regione e all’ANCI regionale, proprio mentre in Assessorato si svolgeva un incontro sul tema.

I commercianti ambulanti dell’Emilia Romagna, che operano quotidianamente nel rispetto della legalità, si aspettano che la Regione dia seguito al provvedimento, confermando l’impegno assunto dall’Assemblea Legislativa, che ha approvato la Legge lo scorso giugno dopo un ampio percorso di concertazione e condivisione.

Non si capisce infatti, a giudizio di FIVA Confcommercio ed ANVA Confesercenti regionali, perché discutere adesso di sospensioni o modifiche, prima ancora dell’entrata in vigore del provvedimento, visto che quest’ultimo prevede già una valutazione dell’andamento della Legge dopo un anno dalla sua effettiva applicazione.

Non si comprende infine la strumentalizzazione gratuita alla Legge fatta dai Comuni in questo periodo, che è un periodo di crisi per tutti e che vede molte imprese regolari costrette a chiudere.

Relativamente alla presentazione del “Rapporto 2013 sull’economia regionale, presentato oggi da Unioncamere Emilia-Romagna, il direttore della Confesercenti Emilia Romagna, Stefano Bollettinari, ha dichiarato quanto segue:

Il Rapporto 2013 di Unioncamere Emilia Romagna sull’economia regionale fornisce alcuni dati emblematici sulle difficoltà del commercio anche per quanto riguarda l’occupazione: infatti, gli addetti al settore in un solo anno, tra giugno 2012 e giugno 2013, sono diminuiti di 4.430 unità e nel comparto alloggio e ristorazione, nello stesso periodo, sono calati di ben 7.059 unità.

E’ evidente che, soprattutto in questi ultimi anni sta venendo meno quel ruolo importante che la distribuzione commerciale e il turismo hanno da sempre svolto relativamente alla creazione di posti di lavoro e all’autoimprenditorialità, facendo registrare invece una forte flessione degli addetti. Anche i dati sul censimento industria e servizi 2001-2011, confermano un andamento in flessione anche per quanto le imprese che diminuiscono la loro consistenza del 3,1%. Ciò significa che, se non si interverrà urgentemente sulla diminuzione dei costi di gestione, sulla concorrenza sleale di attività abusive e soprattutto sul versante di una fiscalità nazionale e locale ormai insostenibile, non ci sarà un futuro per una parte importante delle nostre p.m.i. che rappresentano ancora, pur tuttavia, l’asse portante della nostra economia.

Ormai siamo all’ultimo appello: non ci sono più i margini di sopravvivenza per coloro che gestiscono piccole imprese e per le loro famiglie e la stessa legge di stabilità in corso di approvazione da parte del Parlamento in questi giorni, contiene risposte ancora insufficienti .”

Dall’indagine annuale dell’ufficio economico della Confesercenti Emilia Romagna che ha analizzato un campione di 9.992 studi di settore di aziende operanti nell’ambito del commercio, turismo e servizi in tutta la regione, relativi all’anno di imposta 2012 e confrontati con gli anni precedenti, emerge che rispetto al 2011 sono aumentate ulteriormente le ditte congrue più quelle che si sono adeguate agli studi, passando dal 75,1% al 77,2% (+2,1%) del 2012. Inoltre, confrontando i dati del 2006, pari al 65,5%, con il 77,2% del 2012, si evince che nel periodo c’è stato un aumento dell’11,7% di ditte che rispettano gli studi di settore.

In ogni caso, negli ultimi 4 anni, la somma delle ditte congrue più adeguate si è attestata sempre su una media superiore al 75%.

Per quanto riguarda l’incidenza dei correttivi anticrisi sugli indici di congruità delle ditte, si riscontra un aumento del dato che era del 30,1% nel 2011 ed è passato al 43,1% nel 2012; ciò significa che si è tenuto conto maggiormente della situazione molto pesante che stanno vivendo le imprese che vedono i costi aumentare, mentre la redditività si è ridotta ai minimi termini, tanto è vero che molte sono costrette a chiudere.

Questa analisi statistica evidenzia inoltre la continua flessione dei ricavi in alcune categorie del commercio, della somministrazione e dei servizi: è il caso ad esempio dei bar il cui ricavo medio diminuisce dello 0,7% tra il 2012 e il 2011, del commercio di abbigliamento -8,2%, del commercio di alimentari -1,4%, della compravendita di immobili -35%, del commercio ambulante -3,2% e degli intermediari del commercio, il cui ricavo medio è diminuito del 9% in un anno.

“I dati emersi dalle nostre elaborazioni sugli studi di settore – sottolinea Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti Emilia Romagna – evidenziano che l’azione pressante delle categorie e in particolare di Confesercenti per modificare la normativa ha consentito, almeno in parte, di diminuire l’effetto distorsivo degli studi di settore rispetto all’attuale e lunghissima situazione di crisi dei consumi; ciò nonostante come Confesercenti riteniamo urgente e necessaria una vera riforma fiscale che attenui l’imposizione su p.m.i. e famiglie per rilanciare veramente l’economia a partire dal 2014”

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