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“Gli ambulanti che oggi, nel corso della manifestazione anti-Bolkestein, si sono resi protagonisti di minacce e lancio d’oggetti, non fanno parte delle nostre associazioni. Noi non abbiamo preso parte in alcun modo all’organizzazione della mobilitazione e ci dissociamo quindi completamente da questa, condannandone con forza i toni e soprattutto gli episodi di violenza”.
A dichiararlo, in una nota congiunta, sono Anva Confesercenti e Fiva Confcommercio, le maggiori associazioni di categoria del commercio pubblico in Italia, di cui rappresentano il 70% delle imprese, e le sole che fanno parte dell’Unione Europea del Commercio Ambulante.
“Dobbiamo tutti dire no a questo clima d’odio, che non può che danneggiare il settore, e non solo perché ne lede gravemente l’immagine. Gli ambulanti non sono questo: oggi in piazza abbiamo visto all’opera pochi facinorosi che non rappresentano nessuno. Di certo non rappresentano la maggioranza degli imprenditori in regola del commercio su aree pubbliche: il sospetto che abbiamo è che molti di questi non siano nemmeno veri ambulanti.”
“E, cosa ancora più grave, parte della politica sembra disposta ad ascoltare, ormai, solo chi grida più forte. E’ impensabile che pochi scalmanati tengano in scacco le istituzioni ed un settore fatto da 200mila imprenditori: l’intervento contenuto nel mille proroghe non soddisfa completamente nemmeno noi, ma tutela le imprese in regola e garantisce gli imprenditori onesti. Per noi deve essere il punto di partenza per impostare il superamento definitivo della Bolkestein”.
Confesercenti Emilia Romagna lancia l’allarme sulla situazione delle imprese commerciali dopo il dato diramato oggi dall’ufficio studi di Unioncamere che conferma la riduzione del numero di imprese attive a livello regionale anche nel 2016 (-687 unità).
Soprattutto le piccole aziende continuano a chiudere i battenti: sia ditte individuali che società di persone e certamente la stagnazione dei consumi incide significativamente su questo trend, ma secondo l’Associazione oltre a continuare a mettere in campo politiche di assistenza tecnica e di incentivi al credito e all’innovazione, occorre una pianificazione urbanistica che limiti lo sviluppo incontrollato delle grandi strutture di vendita che possono contare già oggi su una quota di mercato che supera il 60%.
La nuova Legge urbanistica regionale attualmente in corso di definizione può rappresentare una importantissima occasione per coniugare, esigenze di contenimento dell’uso del suolo, qualità ambientale, attrattività delle città ed equilibrio tra le tipologie distributive.
Confesercenti Emilia Romagna rilancia quindi con forza l’esigenza di una disciplina ad hoc per il commercio nell’ambito della nuova Legge urbanistica regionale.
Aumentano le imprese del commercio, del turismo e dei servizi che rispettano gli studi di settore nel confronto tra gli anni d’imposta 2015 e 2014: è quanto emerge dalla consueta indagine annuale dell’ufficio economico della Confesercenti Emilia Romagna su un campione di 8.288 piccole aziende.
In particolare le ditte congrue più quelle che si sono adeguate agli studi sono passate dal 71,3% del 2014 al 71,7% del 2015(+ 0,4%); inoltre confrontando i dati dal 2006 al 2015 il saldo positivo sale a +6,2%,in quanto le ditte che rispettano gli studi sono passate dal 65,5% del 2006 al 71,7% del 2015.
“Come dimostrano i dati dell’indagine-commenta il Direttore di Confesercenti Emilia Romagna Stefano Bollettinari-le piccole e medie imprese del commercio, turismo e servizi si sono prodigate anche nell’anno d’imposta 2015 per rispettare gli studi di settore facendo registrare un trend di crescita in questa direzione, nonostante la situazione di incertezza e freddezza dei consumi che caratterizza il periodo.
Considerato però che gli studi sono stati aboliti per far posto a partire dall’anno d’imposta 2017 agli “indici sintetici di affidabilità fiscale” che dovrebbero avere una filosofia completamente diversa, non ci resta che auspicare che tale nuovo sistema rappresenti un miglioramento per le micro e piccole imprese rispetto alla situazione attuale e senza alcun appesantimento burocratico.
Ancora non si conoscono i contenuti dei provvedimenti attuativi della nuova normativa e occorrerà verificarne l’adeguatezza alla prova dei fatti”.
.... vendita a partire dalla fase transitoria e serve una disciplina ad hoc per il commercio
In relazione alla proposta di nuova Legge urbanistica regionale attualmente in fase di elaborazione, Confesercenti Emilia Romagna nel preannunciare la propria condivisione agli obiettivi generali della bozza del provvedimento, in particolare per quanto riguarda il contenimento dell’uso del suolo, le politiche di rigenerazione urbana e di attrattività delle città, nonché di tutela e valorizzazione del territorio e dell’ambiente, manifesta nel contempo la propria forte preoccupazione su alcuni aspetti che rischiano di modificare ulteriormente l’equilibrio tra le tipologie distributive a ulteriore vantaggio delle grandi strutture di vendita, aumentando ulteriormente l’attuale trend di chiusura dei piccoli negozi che ha già causato in alcune aree delle città e del territorio fenomeni di desertificazione commerciale. Peraltro tale fenomeno vanificherebbe anche il raggiungimento dell’obiettivo principale della legge, del contenimento del consumo di suolo.
In particolare la fase transitoria di 3 anni (prima dell’avvio della formazione dei nuovi strumenti normativi), solo per l’effetto “annuncio”, sta già portando in diverse città della Regione ad accelerare la programmazione e progettazione di nuovi insediamenti di grande distribuzione, visto che l’attuale pianificazione contiene previsioni molto ampie; senza contare che tutto ciò che viene realizzato in questa fase non rientrerebbe nel computo del 3% di consumo complessivo del suolo.
Così come non sarebbero computati a regime, agli stessi fini, gli interventi di ampliamento e ristrutturazione di fabbricati adibiti ad esercizio d’impresa per le attività economiche già insediate che, nel caso di grandi strutture commerciali avrebbero un forte impatto sulla rete di vendita.
Confesercenti Emilia Romagna ritiene indispensabile quindi una regolamentazione più stringente per quanto concerne gli insediamenti delle grande distribuzione ormai arrivata in Emilia Romagna ad una quota di mercato di oltre il 60% con la superficie di vendita delle grandi strutture alimentari che è aumentata del 14% tra il 2007 e il 2014 e addirittura del 52% nel settore non alimentare, mentre i piccoli negozi continuano a chiudere i battenti (quasi 2.000 imprese attive in meno in Regione tra il 2011 e il 2016) e la loro quota di mercato è calata di circa il 14% negli ultimi 15 anni.
Ad avviso di Confesercenti Emilia Romagna, vista la peculiarità del settore, si rende necessaria una disciplina ad hoc nell’ambito della nuova Legge urbanistica per ciò che concerne l’insediamento o l’ampliamento di grandi e medie superfici commerciali, che ne eviti l’espansione incontrollata, visto anche il superamento nella nuova normativa di strumenti come i PTCP e i POC.
Si è svolta stamattina, all’ Hotel Bologna Fiera (piazza della Costituzione 1), la seconda edizione del seminario/convegno organizzato dalla Confesercenti E.R. sull’E-commerce dal titolo:
“Il commercio al centro – idee, strategie, numeri e opportunità
per negozi che crescono e innovano”
cui hanno partecipato tra gli altri, il presidente regionale Confesercenti Roberto Manzoni, il direttore regionale Confesercenti Stefano Bollettinari, il presidente di Confesercenti Bologna Massimo Zucchini e il presidente di Confesercenti Ferrara Paolo Benasciutti, Valentina Pontiggia direttore Osservatorio Digital Innovation Retail – Politecnico di Milano e Giovanni Cappellotto consulente E-commerce & Web Marketer.
Come già avvenuto nella prima edizione, anche il seminario di oggi ha riscosso molto successo di pubblico (l’incontro era aperto anche ai non soci), in particolare sono stati molto apprezzati gli interventi dei numerosi relatori e gli incontri individuali riservati, in questo caso, ai soli associati, che hanno potuto avere suggerimenti personalizzati sulla promozione della propria attività attraverso l’e-commerce.
Come emerge, infatti, da un’indagine svolta dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management dal Politecnico di Milano e da Netcomm, l’e-commerceB2c (significa “Business to Consumer”, ovvero il rapporto di commercio che si instaura tra una realtà commerciale ed un consumatore), in Italia cresce del 18% e sfiora i 20 miliardi di euro nel 2016, mentre gli acquisti da Smartphone toccano quota 3,3 miliardi di euro grazie a una crescita del 63%. Il turismo si conferma il primo comparto dell’e-commerce con una quota del 44% e una crescita del 10%, ma a crescere a tasso più sostenuto sono informatica ed elettronica di consumo, +28%, con una quota del 15%, e l’abbigliamento che vale il 10% e cresce del +27%. In aumento anche arredamento e home living (+48%) e Food&Grocery, che crescono con tassi compresi tra il +30% e + 50%.
Il paniere dell’e-commerce italiano, benché ancora sbilanciato sui servizi (54% del valore complessivo), registra una crescita degli acquisti dei prodotti quattro volte superiore rispetto a quella registrata dai servizi (32% contro l’8%) avvicinando in tal modo il mercato italiano a quello straniero.
Anche i dati regionali, attraverso un’indagine condotta dall’Osservatorio del Commercio della Regione Emilia Romagna su un campione di 220 imprese del settore del dettaglio, confermano l’interesse degli operatori per questo canale di vendita. Infatti le imprese che hanno avviato l’attività di commercio elettronico per l’80% dichiarano un incremento dei fatturati e anche benefici sulle vendite nei negozi, che sono aumentate per quasi il 28% degli intervistati.
Internet viene percepito quindi da una gran parte di operatori come un’opportunità in più per aumentare il proprio business e un canale di vendita aggiuntivo a quello tradizionale del negozio “fisico”
Inoltre una recente indagine di Confesercenti nazionale/SWG su 400 imprenditori commerciali conferma questa percezione, visto che un 55% del campione considera l’e-commerce un’opportunità, anche se non manca un 31% che lo vede come una minaccia per la distribuzione tradizionale e un 14% che non si esprime.
Per il direttore della Confesercenti Emilia Romagna Stefano Bollettinari: “Anche per le piccole e medie imprese del commercio al dettaglio l’e-commerce può essere un fattore competitivo importante, soprattutto in una logica “multicanale”, per allargare il proprio mercato e aumentare le vendite; è però fondamentale metterle in condizione di affrontare questa sfida innovativa con i supporti e gli incentivi adeguati, economici, formativi e tecnologici, anche per imprese di piccola dimensione.
Intanto sono in continuo aumento gli operatori economici online in Emilia Romagna e sono passati dai 660 del 2009 ai 1.405 del settembre 2016”.
“Anche la nostra associazione- afferma Massimo Zucchini Presidente di Confesercenti Bologna - è impegnata a supportare le aziende associate in un percorso innovativo che consenta loro di cogliere le migliori opportunità per affrontare le sfide competitive del mercato, con l’obiettivo di mantenere viva una rete di piccole e medie imprese del commercio e del turismo in grado di garantire servizio e sicurezza alle città”.
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