Una delegazione delle associazioni Anva-Confesercenti E.R. e Fiva-Confcommercio E.R. ha incontrato oggi pomeriggio nel corso di una manifestazione che si è svolta nel rispetto di tutte le misure sanitarie davanti al palazzo della Regione, l’Assessore regionale al Commercio, Andrea Corsini. Erano presenti, oltre a numerosi rappresentanti delle due associazioni il presidente di Anva-Confesercenti E.R. Dario Domenichini e il presidente di Fiva-Confcommercio E.R. Alverio Andreoli.
In sintesi, vengono chieste nuove linee guida anticovid per il superamento del blocco delle attività extralimentari nei mercati e delle manifestazioni all’aperto; l’esonero dal canone unico e dalla TARI per tutto il 2021 (e possibilmente per i primi sei mesi del 2022); ristori calcolati sugli effettivi giorni di chiusura e l’eliminazione della soglia della perdita del 30% sul fatturato 2019 per accedere ai ristori e agli esoneri contributivi previsti dal decreto Sostegni; la sospensione o neutralizzazione del DURC per tutto l’anno 2021; regime fiscale agevolato per il periodo d’imposta 2021; predisposizione di un fondo di garanzia statale, con un canale preferenziale per prestiti a tasso agevolato; contributi a fondo perduto per la realizzazione di servizi innovativi alle aree mercatali.
Pesano, su questo calo di affari, le chiusure generalizzate dovute sia al lockdown nazionale, sia ai provvedimenti regionali, sia infine alle autonome decisioni delle autorità locali in materia di mercati. Ma gravano, soprattutto, le restrizioni imposte agli operatori delle fiere e degli eventi, sostanzialmente chiusi dall’ 1 marzo dello scorso anno e pesano gli effetti negativi della crisi del turismo, soprattutto nelle città d’arte.

Per il presidente dell’Anva-Confesercenti E.R. Dario Domenichini: “non basta riaprire, occorrono politiche fiscali e di sostegno per una categoria che è ormai allo stremo, e che sembra discriminata rispetto ad altre imprese del commercio, sia dalle Istituzione che dall’informazione. Il rischio, oltre a quello di contare vittime di imprenditori, è anche quello di vedere impoveriti i nostri centri storici e i paesi, i cui mercati sono momenti vitali e tradizionali, un patrimonio che non va assolutamente perso”.   

Il presidente della Fiva-Confcommercio E.R. Alverio Andreoli ha invece affermato che: “la priorità assoluta, oltre all’accelerazione della campagna vaccinale, è ora quella di aprire con continuità le attività extra alimentari, le fiere e tutte le manifestazioni all’aperto, ovviamente con tutti i protocolli necessari per garantire la sicurezza sanitaria. E’ l’unico   modo di dare loro la possibilità di sopravvivere”.

 

“Portiamo le imprese fuori dalla pandemia” è lo slogan coniato da Confesercenti in occasione della giornata nazionale di mobilitazione del 7 aprile per richiedere una serie di misure in favore delle imprese particolarmente colpite dai provvedimenti restrittivi dovuti alla diffusione del COVID-19 e che siano finalizzate alla ripresa delle loro attività.

Per questo Confesercenti richiede a gran voce un vero e proprio “decreto Imprese” che contenga una serie di provvedimenti indispensabili:
·         Contributi a fondo perduto adeguati alle perdite subite dal marzo 2020 ad oggi per le imprese sottoposte ai provvedimenti restrittivi dettati dalle normative nazionali e regionali;
·         Credito d’imposta sugli affitti e sui costi per le imprese per tutto il 2021 con una revisione del sistema delle imposte che tenga conto del periodo straordinario determinato dalla pandemia;
·         Credito per la liquidità a tasso zero garantito dallo Stato e allungamento dei prestiti garantiti dal Fondo centrale a 15 anni;
·         Proroga della moratoria sui mutui al 31 dicembre 2021;
·         Apertura di tutte le attività, a prescindere dalle zone, con la disponibilità a rivedere i relativi protocolli. 

Le iniziative programmate prevedono:
1.     L’invio a tutti i parlamentari e al Presidente della Repubblica delle proposte sopradescritte;
2.     Il lancio di una petizione online con raccolta firme a sostegno delle proposte;
3.     La diffusione dei contenuti attraverso una massiccia campagna di comunicazione.

In Emilia Romagna, si terrà, a partire dalle 16.45 una video call col presidente della Regione E.R. Stefano Bonaccini e l’assessore al Commercio e turismo regionale Andrea Corsini, che vedrà la partecipazione di una folta rappresentanza delle imprese associate.
Nell’incontro la situazione delle imprese in Emilia Romagna verrà illustrata: dal  Presidente regionale di Confesercenti Dario Domenichini e dal direttore E.R. Marco Pasi, dal Presidente di Assoturismo, Emilia Romagna, Filippo Donati, dal presidente di Fiepet Emilia Romagna, Massimo Zucchini e dal Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori e responsabile del settore eventi, Francesca Chittolini.

 

 

“Il settore del commercio non alimentare, sia in sede fissa che ambulante, ha pagato un prezzo altissimo alla pandemia nel 2020, sia in termini di vendita che di calo delle imprese ma il 2021 rischia di essere ancora peggiore”. È il commento di Confesercenti Emilia Romagna ai dati diffusi da Unioncamere sulla congiuntura del settore per l’anno passato che evidenziano un calo del 2% del numero delle imprese del settore in regione (- 879 imprese) e un oltre 10% di calo delle vendite nel settore non alimentare.

“Le continue restrizioni – afferma Marco Pasi direttore regionale dell’associazione – che sono proseguite anche nel primo trimestre del 2021, hanno determinato una situazione di difficoltà che rischia di portare alla chiusura un numero ancora maggiore di imprese nel corso del 2021. Settori come quello dell’abbigliamento e calzature e dei mercati ambulanti sono letteralmente in ginocchio e non vedono prospettive.

A questo si aggiunge l’entità largamente insufficiente dei sostegni e i costi delle imprese che non sono diminuiti. L’urgenza, ora, è quella di avere una programmazione certa delle riaperture per ridare dignità e futuro a migliaia di imprese di questa regione”.

 

Lavorare sempre, ristori immediati per i giorni di effettiva chiusura, cancellazione della Cosap per tutto il 2021, possibilità di vendere i generi di prima necessità anche nei mercati in zona rossa, togliendo una vera e propria discriminazione verso le imprese del commercio su area pubblica.
Sono queste, in sintesi, le richieste contenute in un documento che Anva-Confesercenti E.R. invierà nei prossimi giorni al Governo Draghi, illustrate nel corso di una conferenza stampa tenutasi a margine della manifestazione autorizzata di protesta che si è svolta stamattina a Reggio Emilia, in cui hanno sfilato oltre duecento furgoni di ambulanti, a cui hanno partecipato il presidente della Confesercenti E.R. e di Anva regionale Dario Domenichini, i presidenti di Anva Reggio Emilia e di Modena Claudio Rodighiero e Alberto Guaitoli, il Direttore di Confesercenti Emilia Romagna, Marco Pasi, insieme a diversi rappresentanti dell’associazione di categoria del territorio.
Dopo un anno di aperture a singhiozzo e ristori insufficienti, molte attività del settore rischiano la chiusura nonostante l’aver messo in atto tutti i provvedimenti utili per il distanziamento sociale e per garantire tutti gli standard di sicurezza.
Come ha affermato il presidente Dario Domenchini: “la situazione del commercio su area pubblica è ormai allo stremo. Siamo ancora chiusi e siamo le uniche attività che non possono vendere prodotti di prima necessità, nonostante siano stati approntati nuovi piani di sicurezza in collaborazione con le Amministrazioni Comunali per evitare assembramenti. Inoltre, la cosa più assurda è che i mercati sono all’aperto, dove tutti concordano sul fatto che i contagi risultano molto più difficili. Vogliamo ora sapere se è intenzione del Governo di far morire gli imprenditori del settore oppure a prevalere sarà il buon senso, prevedendo seri piani per la ripartenza. Di sicuro non possiamo più andare avanti così”.

 

“Il settore del commercio di abbigliamento, calzature e più in generale degli articoli di moda sta subendo una crisi profonda nell’indifferenza generale. In Emilia-Romagna si è registrato un calo di 1,3 miliardi di consumi in questo settore a causa della pandemia (0,8 durante la prima ondata e il rimanente nella seconda ondata da novembre 2020 a marzo 2021) e si rischia di veder scomparire, nel 2021, quasi mille imprese del settore e alcune migliaia di posti di lavoro”.

È il grido d’allarme lanciato da Confesercenti Emilia Romagna dopo un’analisi condotta fra le imprese associate della regione che ha evidenziato lo stato di grande difficoltà del settore che ha registrato cali di fatturato molto rilevanti, superiori al 45% nel corso del 2020 ma con un trend negativo anche nel 2021, con la stagione dei saldi invernali che non è riuscita ad invertire la dinamica negativa.

“Le continue restrizioni – si legge in una nota dell’associazione – hanno determinato un calo drastico delle vendite e favorito esclusivamente le vendite online che, come è noto, creano poco valore aggiunto per il territorio. Se non si tornerà presto alla riapertura delle attività, molte di queste non potrebbero più essere in grado di farlo anche perché i costi di gestione non sono diminuiti e i sostegni promessi appaiono largamente insufficienti”.

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