Si è svolto stamattina a Bologna presso il ristorante Ciacco, l’incontro organizzato da Confesercenti E.R. per presentare il rapporto “L’enogastronomia come fattore di sviluppo turistico in Emilia Romagna” commissionato dall’Osservatorio turistico regionale della Regione E.R. al Centro Studi Turistici di Firenze.

Erano presenti, Maurizio Melucci, assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Alessandro Tortelli, direttore Centro Studi Turistici di Firenze, Roberto Manzoni, presidente di Confesercenti E.R., Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti E.R.

Dall’indagine qualitativa effettuata presso un campione di ristoratori regionali scaturisce un giudizio sull’offerta più che positivo. Le scelte strategiche degli operatori posizionano la ristorazione dell’Emilia Romagna su uno standard di cucina prevalentemente “tradizionale”, con proposte incentrate sulla valorizzazione dei piatti e dei prodotti tipici, quasi a rafforzare i segni distintivi dei diversi territori.

Un altro aspetto che emerge con forza è il livello dei prezzi praticati, che in un periodo in cui si registra una diminuzione generalizzata della domanda a causa della persistente crisi economica, fa trasparire un’apprezzabile strategia di marketing che ha puntato al contenimento dei prezzi, agendo contemporaneamente sulla qualità e sulla valorizzazione delle tipicità.

Il risultato è senza dubbio eccellente, se consideriamo che le leve migliori per caratterizzare l’offerta e per incrementare la produttività del settore sono proprio la “qualità” e la “tipicità”. Inoltre, è stata rilevata una diffusa sensibilità verso un arricchimento dell’offerta: il 51,3% degli intervistati propone, unitamente a quello tradizionale, anche un menù di degustazione dei piatti tipici, da rinnovare a seconda delle stagioni o di particolari eventi.

 

“Il risultato della ricerca – afferma Andrea Cavallina, presidente FIEPET-Confesercenti E.R. - nel suo complesso rende merito agli sforzi compiuti dagli operatori del comparto ma questo non deve frenare le iniziative necessarie per compiere un ulteriore salto di qualità.

La linea di tendenza sembra essere quella di evitare la massificazione e recuperare l’identità dei prodotti nostrani. Infatti, oltre il 90% degli intervistati ha dichiarato di proporre una cucina tipica regionale o locale, utilizzando prevalentemente prodotti tipici dell’area o comunque della regione”.

 

Come ricorda il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni: “I dati forniti dal rapporto inducono riflessioni interessanti. Questo settore riesce a generare oltre il 5% dei flussi turistici a livello nazionale, con andamenti altalenanti ma sempre però in crescita. La sua promozione contribuisce non solo a portare nella nostra terra nuovi turisti sia italiani che stranieri, ma anche a rendere sempre più consapevoli i suoi abitanti della ricchezza culturale e sociale di cui sono i custodi”

 

 

“La ricerca – sostiene Maurizio Melucci, assessore regionale al Turismo dell’Emilia Romagna – conferma e rafforza gli sforzi che la Regione sta compiendo per valorizzare la ricchezza dell’offerta enogastronomica della Regione, in particolare per quanto attiene la sua efficacia collegata alla promo commercializzazione turistica.

Per un’ottimale collocazione dell’offerta enogastronomica sui mercati è indispensabile che l’intero sistema del territorio sviluppi un adeguato approccio relazionale con il turista e una tecnica di miglioramento continuo dei livelli di prestazione”

 

“L’enogastronomia – continua Stefano Bollettinari, direttore regionale di Confesercenti E.R. – è un asset di eccellenza per il turismo dell’Emilia Romagna, che trova particolare apprezzamento anche nei turisti stranieri ed è un valore trasversale tra le motivazioni e tra i vari prodotti. Le azioni di promozione sull’offerta enogastronomica regionale svolte fino ad ora hanno dato buoni risultati, ma è fondamentale continuare a rafforzare l’integrazione delle iniziative”.

Fare impresa nel commercio è diventato sempre più difficile anche in Emilia Romagna. Il 2013, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, si prospetta purtroppo come un annus horribilis, ben peggiore del 2012: nel primo bimestre, solo nel settore della distribuzione al dettaglio, hanno già chiuso i battenti in regione ben 929 negozi, mentre si riducono fortemente le nuove aperture di attività (206) con un saldo negativo di -723.

Il bilancio è destinato a peggiorare, sempre secondo le proiezioni dell’Osservatorio, alla fine del 1° trimestre, quando potrebbe verificarsi un vero e proprio crollo del 50% per quanto riguarda le nuove aperture di attività commerciali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (media nazionale).

Stesso trend si riscontra nei primi 2 mesi del 2013 relativamente alle imprese ricettive e ai pubblici esercizi: in Emilia Romagna si sono registrate già 663 chiusure e solamente 156 nuove aperture con un saldo negativo di -507 attività.

“Come Confesercenti Emilia Romagna – sottolinea il suo presidente Roberto Manzonilanciamo l’allarme per quella che a nostro avviso è diventata ormai una vera e propria emergenza nel settore del commercio, che vede sommarsi il fenomeno dell’aumento delle chiusure con il crollo delle aperture e con un gran numero di negozi sfitti “per assenza di imprese” ormai in tutte le città della regione; ciò porterà presto al venir meno del servizio commerciale in determinate zone, sia nei centri storici che nelle periferie, con le ovvie ricadute anche di carattere sociale e di qualità della vita”.

“A fronte di questa emergenza economica – sostiene Stefano Bollettinari, direttore Confesercenti Emilia Romagna – occorre intervenire subito, nonostante lo stallo politico a livello nazionale, per non lasciare sole le imprese ed evitare che le città si desertifichino con la scomparsa di importantissimi punti di riferimento per la popolazione come i negozi di vicinato. Chiediamo quindi a Comuni e Regione di predisporre al più presto un piano per salvare il commercio delle nostre città, studiando anche misure di supporto per chi si mette in gioco e intende aprire nuove attività.

Per quanto riguarda i negozi sfitti – prosegue Bollettinari – è necessario definire un sistema che coniughi le necessità di messa a reddito degli immobili commerciali con il bisogno delle imprese di locali a prezzi ragionevoli per gestire le loro attività. Quindi proponiamo di istituire tavoli tecnici tra Associazioni imprenditoriali e proprietà immobiliari per studiare un “canone” che sia remunerativo per il proprietario del negozio e sostenibile per il conduttore, con un impianto giuridico concordato”.

 

 

E’ stata presentata nel corso di conferenza stampa che si è tenuta oggi nella sede dell’Enit a Roma, la 17a Borsa del Turismo delle 100 città d’arte d’Italia che si svolgerà a cavallo tra maggio e giugno prossimo a Bologna. Si tratta di una iniziativa di grande rilevanza perché farà della nostra città e della nostra regione, un palcoscenico internazionale di promozione turistica delle nostre eccellenze.

All’incontro erano presenti il presidente nazionale Confesercenti Marco Venturi, Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti E.R., Pier Luigi Celli, presidente dell’Enit, Nadia Monti, assessore al Turismo del Comune di Bologna, Valerio Miglioli, presidente iniziative Turistiche.

Nel presentare l’iniziativa, Stefano Bollettinari ha affermato che:

"Proprio perché il contesto economico e' difficile e' necessario continuare a svolgere iniziative di promocommercializzazione come la Borsa del Turismo delle 100 Città d'Arte d'Italia, particolarmente in una fase in cui e'sempre più importante aumentare l'internazionalizzazione del nostro turismo, viste le difficoltà della domanda italiana. Questa manifestazione e' anche un esempio efficace di come l'Emilia Romagna riesca a fare sistema tra pubblico e privato nell'ambito del turismo; infatti questa partnership tra Confesercenti e sistema pubblico dura ormai da 17 edizioni e quella che si svolgerà a fine maggio a Bologna si preannuncia particolarmente importante e partecipata".

All’incontro per il passaggio del testimone presente l’Assessore alle Attività Produttive dell’Emilia Romagna, Giancarlo Muzzarelli.

 Il passaggio del coordinamento del Tavolo Regionale dell’Imprenditoria (TRI) da Confesercenti a Confcooperative è stato l’occasione per un incontro proficuo fra mondo delle imprese e Regione Emilia-Romagna. Alla riunione ha partecipato, infatti, l’Assessore regionale alle Attività Produttive, Giancarlo Muzzarelli, in rappresentanza del Presidente Vasco Errani.

 

Il Presidente regionale di Confesercenti, Roberto Manzoni, dopo aver sottolineato che le associazioni aderenti al TRI contano circa 339.597 imprese (l’80,1% del totale regionale) che occupano oltre 845.050 addetti (il 51,6% del totale), ha ricordato i temi principali dell’attività del Tavolo nel periodo di coordinamento di Confesercenti (da luglio 2011 a marzo 2013) concentratasi sul sisma che ha colpito i territori delle province di Modena, Bologna, Ferrara e Reggio Emilia; sulle azioni per cercare di superare la crisi e creare le condizioni per lo sviluppo delle attività che hanno portato alla sottoscrizione del Patto con la Regione e le altre forze sociali; l’ambiente e l’energia per lo sviluppo di un’economia verde orientata alle energie rinnovabili; la semplificazione amministrativa per eliminare adempimenti inutili o sovrapposti per le attività economiche; la sanità e il welfare in un ruolo di sussidiarietà al pubblico.

 

Il Presidente di Confcooperative regionale, Massimo Coccia, assumendo il ruolo di coordinatore che ricoprirà sino a settembre 2014, ha sottolineato come, dopo l’emergenza del terremoto e la priorità assoluta di ricostruire il tessuto produttivo delle zone colpite, ora sia il tempo di dare nuovo impulso alle politiche di sviluppo dell’intero territorio regionale, con la necessità di una verifica approfondita sull’attuazione del “Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, sottoscritto a fine 2011 da Regione, Enti locali e sistema economico.

 

In particolare, Coccia, a nome del Tavolo regionale dell’Imprenditoria, ha espresso preoccupazione per il calo di risorse destinate al “Programma Triennale Attività produttive 2012-2014”, la cui attuazione è fortemente ridimensionata con un taglio del 25% per il budget 2013 e ha chiesto, per il rilancio dell’attività imprenditoriale che necessita di maggior facilità di accesso al credito, un aumento delle risorse destinate ai Consorzi Fidi.

 

“In un momento in cui i finanziamenti pubblici scarseggiano – ha detto Coccia - le risorse necessarie per lo sviluppo potrebbero provenire dal riordino istituzionale delle Province (in forza della Legge regionale 21/2012) e dalla semplificazione amministrativa, regolamentata dalla Legge Regionale 18/2011.”

 

In risposta ai gravi problemi occupazionali evidenziati nell’ultimo biennio e al perdurare delle difficoltà di budget per il 2013 Coccia, a nome del Tavolo, ha sottolineato l’esigenza di una profonda riflessione sull’intero sistema degli ammortizzatori sociali in deroga.

 

Alla luce dell’imminente presentazione del Piano regionale dei rifiuti, il TRI ha chiesto alla Regione di poter essere coinvolto direttamente nella definizione delle principali strategie in materia di prevenzione dei rifiuti, sviluppo della raccolta differenziata, scelta dei sistemi di recupero più efficienti, definizione delle tariffe più eque e revisione delle norme regionali per favorire una più ampia politica di investimenti sul più ampio tema della green economy e della diffusione degli impianti di energia da fonti rinnovabili.


Secondo i dati nazionali di Unioncamere, un’impresa su quattro in Italia è rosa. Un risultato apprezzabile considerato che l’incremento delle imprese femminili ha registrato un aumento dello 0,5%, oltre 7mila unità, rispetto a quello più generale delle imprese attestato sullo 0,3%.

A subire meno gli effetti della crisi sono le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+3.640) a differenza di quelle del commercio che hanno subito una flessione (-743).

In leggera controtendenza è la nostra regione, che registra un aumento nel 2012 rispetto all’anno precedente, solo delle attività di ristorazione.

Secondo la Cat Confesercenti E.R. su dati Unioncamere E.R. la consistenza delle imprese femminili attive nel 2012 che hanno svolto l’attività prevalente nel commercio al dettaglio sono state 18.449 (18.759 nel 2011) , nel settore dell’alloggio 1.457 (1.474 nel 2011), nella ristorazione 7.341 (7.164 nel 2011).

Il numero maggiore di imprese al femminile nel settore del commercio al dettaglio e della ristorazione si trova nella provincia di Bologna mentre, per quanto riguarda l’attività ricettiva, primeggia Rimini.

“I dati generali confermano – a giudizio di Paola Morselli responsabile del settore Imprenditoria femminile della Confesercenti E.R. -che la gestione femminile delle imprese è capace di reggere agli scossoni della recessione. E’ incontrovertibile che le donne sono capaci di reinventarsi, attingendo ad un sapere che appartiene loro per tradizione: la ristorazione, valore aggiunto della nostra regione. Sarebbe auspicabile che su questi dati si svolgessero ricerche di tipo sociologico, oltre che statistico, in grado di offrire a chi si troverà a governare il nostro Paese e il nostro territorio, indirizzi precisi e qualificati per lo sviluppo dell’impresa al femminile, in particolare, ma, soprattutto per la ripresa dell’economia più in generale.”

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