Si svolge oggi a Bologna presso l’Hotel Savoia Regency, l’Assemblea elettiva regionale di Confesercenti Emilia Romagna.

I quattro anni trascorsi dalla precedente assise sono stati tra i più difficili e problematici per le piccole e medie imprese commerciali e turistiche e più complessivamente per l’economia regionale, non solo colpita dalla crisi globale, ma messa a dura prova da una serie di eventi naturali a partire dal terremoto del maggio 2012.

Per questo motivo l’Assemblea elettiva regionale si è soffermata sulle principali priorità su cui intervenire per riprendere a crescere, per rimettere in moto il Paese e il tessuto produttivo regionale, per invertire una tendenza che vede sempre più diminuire i consumi, la capacità di spesa delle famiglie e aumentare la disoccupazione e il numero delle imprese che chiudono i battenti.

“Occorre – a giudizio di Roberto Manzoni, presidente regionale di Confesercenti - tornare a crescere perché senza crescita non c’è futuro e agire rapidamente con provvedimenti di riduzione della pressione fiscale (arrivata a livelli record) a partire dall’Imu sugli immobili strumentali alla attività d’impresa, alla Tares e ad evitare un’ulteriore aumento dell’Iva, alla riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Occorre anche agevolare l’accesso al credito delle p.m.i. e rafforzare patrimonialmente i Confidi; migliorare la riforma del lavoro con maggiori incentivi alle assunzioni e aumentando la flessibilità in entrata; mettere a punto interventi di supporto per le micro e p.m.i che intendono rimanere sul mercato o aprire nuove attività per evitare processi di desertificazione commerciale del territorio e scadimento della qualità della vita dei cittadini; concetto a cui Confesercenti è particolarmente sensibile. Come dimostra il successo dell’iniziativa “Liberaladomenica” per la presentazione di una proposta di Legge per riassegnare alle Regioni la competenza in materia di orari”.

“I dati sull’andamento delle imprese – sottolinea Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti Emilia Romagna – sono ancora una volta drammatici: nel solo 1° trimestre 2013 hanno chiuso i battenti ben 3.044 imprese del commercio a livello regionale, con un saldo negativo di -1.278 imprese tra iscritte e cessate e non vanno meglio le cose nel turismo e ristorazione che fanno registrare 842 chiusure e un saldo negativo di -353 attività.

Ormai siamo all’ultimo appello: servono al più presto interventi per abbassare la pressione fiscale , rilanciare l’economia, creare occupazione e sostenere le piccole e medie imprese”

Forlì, 10 maggio 2013 - Asshotel Confesercenti e Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna hanno firmato una convenzione rivolta alle piccole e medie imprese alberghiere delle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, che permette di scegliere liberamente, all’interno del Conto BussinessInsieme, i prodotti e i servizi più adatti alle proprie esigenze, attraverso la configurazione di un’offerta personalizzata.

La convenzione prevede in particolare una linea di credito per ottenere anticipazioni su presentazione di avvenute prenotazioni, su futuri incassi e per far fronte a pagamenti legati all’attività. E’ prevista inoltre la possibilità di ottenere anticipi dei futuri incassi derivanti da Pos e la messa a disposizione di fondi per le imprese soggette a marcata stagionalità dei flussi di cassa. Ci sono poi finanziamenti a breve termine con piano di rientro pensato per le piccole imprese comprese quelle del settore dell’accoglienza e del turismo agrituristico e dei servizi e per le diverse tipologie di investimento correlate all’attività delle imprese e dei professionisti, come ad esempio l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici di piccole e medie dimensioni.

Per il presidente regionale Asshotel, Claudio Della Pasqua “Con questa convenzione si cerca di venire incontro alle piccole e medie imprese alberghiere che hanno bisogno di liquidità per le necessità legate alla loro attività, in un momento particolarmente critico per il settore”.

Come ricorda il direttore regionale di Confesercenti, Stefano Bollettinari: “Confesercenti E.R. e Asshotel sono impegnate con la loro rete di uffici e sportelli sul territorio, ad informare gli associati sulle opportunità fornite dalla convenzione”.

“Mettiamo a disposizione le nostre più innovative soluzioni, espressamente studiate per questo settore – sottolinea Stefano Capacci, direttore generale Cariromagna – al fine di fornire nuovi strumenti alle imprese alberghiere del territorio romagnolo, con l’obiettivo di contribuire alla crescita e allo sviluppo in questa difficile fase congiunturale”.

Si è svolto stamattina a Bologna presso il ristorante Ciacco, l’incontro organizzato da Confesercenti E.R. per presentare il rapporto “L’enogastronomia come fattore di sviluppo turistico in Emilia Romagna” commissionato dall’Osservatorio turistico regionale della Regione E.R. al Centro Studi Turistici di Firenze.

Erano presenti, Maurizio Melucci, assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Alessandro Tortelli, direttore Centro Studi Turistici di Firenze, Roberto Manzoni, presidente di Confesercenti E.R., Stefano Bollettinari, direttore di Confesercenti E.R.

Dall’indagine qualitativa effettuata presso un campione di ristoratori regionali scaturisce un giudizio sull’offerta più che positivo. Le scelte strategiche degli operatori posizionano la ristorazione dell’Emilia Romagna su uno standard di cucina prevalentemente “tradizionale”, con proposte incentrate sulla valorizzazione dei piatti e dei prodotti tipici, quasi a rafforzare i segni distintivi dei diversi territori.

Un altro aspetto che emerge con forza è il livello dei prezzi praticati, che in un periodo in cui si registra una diminuzione generalizzata della domanda a causa della persistente crisi economica, fa trasparire un’apprezzabile strategia di marketing che ha puntato al contenimento dei prezzi, agendo contemporaneamente sulla qualità e sulla valorizzazione delle tipicità.

Il risultato è senza dubbio eccellente, se consideriamo che le leve migliori per caratterizzare l’offerta e per incrementare la produttività del settore sono proprio la “qualità” e la “tipicità”. Inoltre, è stata rilevata una diffusa sensibilità verso un arricchimento dell’offerta: il 51,3% degli intervistati propone, unitamente a quello tradizionale, anche un menù di degustazione dei piatti tipici, da rinnovare a seconda delle stagioni o di particolari eventi.

 

“Il risultato della ricerca – afferma Andrea Cavallina, presidente FIEPET-Confesercenti E.R. - nel suo complesso rende merito agli sforzi compiuti dagli operatori del comparto ma questo non deve frenare le iniziative necessarie per compiere un ulteriore salto di qualità.

La linea di tendenza sembra essere quella di evitare la massificazione e recuperare l’identità dei prodotti nostrani. Infatti, oltre il 90% degli intervistati ha dichiarato di proporre una cucina tipica regionale o locale, utilizzando prevalentemente prodotti tipici dell’area o comunque della regione”.

 

Come ricorda il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni: “I dati forniti dal rapporto inducono riflessioni interessanti. Questo settore riesce a generare oltre il 5% dei flussi turistici a livello nazionale, con andamenti altalenanti ma sempre però in crescita. La sua promozione contribuisce non solo a portare nella nostra terra nuovi turisti sia italiani che stranieri, ma anche a rendere sempre più consapevoli i suoi abitanti della ricchezza culturale e sociale di cui sono i custodi”

 

 

“La ricerca – sostiene Maurizio Melucci, assessore regionale al Turismo dell’Emilia Romagna – conferma e rafforza gli sforzi che la Regione sta compiendo per valorizzare la ricchezza dell’offerta enogastronomica della Regione, in particolare per quanto attiene la sua efficacia collegata alla promo commercializzazione turistica.

Per un’ottimale collocazione dell’offerta enogastronomica sui mercati è indispensabile che l’intero sistema del territorio sviluppi un adeguato approccio relazionale con il turista e una tecnica di miglioramento continuo dei livelli di prestazione”

 

“L’enogastronomia – continua Stefano Bollettinari, direttore regionale di Confesercenti E.R. – è un asset di eccellenza per il turismo dell’Emilia Romagna, che trova particolare apprezzamento anche nei turisti stranieri ed è un valore trasversale tra le motivazioni e tra i vari prodotti. Le azioni di promozione sull’offerta enogastronomica regionale svolte fino ad ora hanno dato buoni risultati, ma è fondamentale continuare a rafforzare l’integrazione delle iniziative”.

Il prossimo mese sarà il primo anniversario del terremoto che ha sconvolto le vite di molti cittadini emiliano-romagnoli.

All’indomani del computo dei danni del sisma, Confesercenti Emilia Romagna si attivò immediatamente per dare il proprio contributo a sostegno delle imprese e dei lavoratori maggiormente colpiti.

Nacque così un accordo tra gli Enti Bilaterali del sistema Confesercenti con Unicredit per consentire di accedere a mutui a tasso zero. L’accordo prevedeva, per le imprese, la possibilità di accedere a mutui sino a una somma di 50.000 euro, da restituire al termine del finanziamento e con nessuna spesa di istruttoria. I costi relativi agli interessi sono sostenuti dagli Enti Bilaterali.

A fine marzo di quest’anno sono stati finanziati € 1.621.000,00 per un totale di 56 aziende finanziate.

Questa cifra è stata così ripartita per le Province colpite:

a Modena sono stati erogati € 896.000,00; a Ferrara € 420.000,00; a Reggio Emilia € 250.000,00; a Bologna € 55.000,00.

“Il risultato – ha affermato il direttore di Confesercenti Emilia Romagna Stefano Bollettinariconferma come nei momenti di difficoltà, la nostra associazione sa fare quadrato per trovare soluzioni veloci ed efficienti. Certamente, questi finanziamenti non possono essere risolutivi per l’economia dei territori feriti dal sisma, per di più gravati da una crisi che non sembra avere fine, ma rappresentano comunque un contributo concreto verso la ripresa del sistema”.

Fare impresa nel commercio è diventato sempre più difficile anche in Emilia Romagna. Il 2013, secondo i dati dell’Osservatorio Confesercenti, si prospetta purtroppo come un annus horribilis, ben peggiore del 2012: nel primo bimestre, solo nel settore della distribuzione al dettaglio, hanno già chiuso i battenti in regione ben 929 negozi, mentre si riducono fortemente le nuove aperture di attività (206) con un saldo negativo di -723.

Il bilancio è destinato a peggiorare, sempre secondo le proiezioni dell’Osservatorio, alla fine del 1° trimestre, quando potrebbe verificarsi un vero e proprio crollo del 50% per quanto riguarda le nuove aperture di attività commerciali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (media nazionale).

Stesso trend si riscontra nei primi 2 mesi del 2013 relativamente alle imprese ricettive e ai pubblici esercizi: in Emilia Romagna si sono registrate già 663 chiusure e solamente 156 nuove aperture con un saldo negativo di -507 attività.

“Come Confesercenti Emilia Romagna – sottolinea il suo presidente Roberto Manzonilanciamo l’allarme per quella che a nostro avviso è diventata ormai una vera e propria emergenza nel settore del commercio, che vede sommarsi il fenomeno dell’aumento delle chiusure con il crollo delle aperture e con un gran numero di negozi sfitti “per assenza di imprese” ormai in tutte le città della regione; ciò porterà presto al venir meno del servizio commerciale in determinate zone, sia nei centri storici che nelle periferie, con le ovvie ricadute anche di carattere sociale e di qualità della vita”.

“A fronte di questa emergenza economica – sostiene Stefano Bollettinari, direttore Confesercenti Emilia Romagna – occorre intervenire subito, nonostante lo stallo politico a livello nazionale, per non lasciare sole le imprese ed evitare che le città si desertifichino con la scomparsa di importantissimi punti di riferimento per la popolazione come i negozi di vicinato. Chiediamo quindi a Comuni e Regione di predisporre al più presto un piano per salvare il commercio delle nostre città, studiando anche misure di supporto per chi si mette in gioco e intende aprire nuove attività.

Per quanto riguarda i negozi sfitti – prosegue Bollettinari – è necessario definire un sistema che coniughi le necessità di messa a reddito degli immobili commerciali con il bisogno delle imprese di locali a prezzi ragionevoli per gestire le loro attività. Quindi proponiamo di istituire tavoli tecnici tra Associazioni imprenditoriali e proprietà immobiliari per studiare un “canone” che sia remunerativo per il proprietario del negozio e sostenibile per il conduttore, con un impianto giuridico concordato”.

 

 

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