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Forte calo della domanda straniera. In flessione anche gli italiani. Fatturati delle imprese ricettive mediamente in calo del 30%, con punte del 51% nelle città d’arte secondo i risultati dell’indagine Assoturismo Confesercenti condotta dal Centro Studi Turistici sull’Emilia-Romagna. Molte le aspettative per il mese di settembre.
I risultati del trimestre estivo (giugno/luglio/agosto) confermano le forti difficoltà del settore in modo uniforme tra le diverse tipologie ricettive ma con andamenti differenziati tra le diverse località dell’Emilia-Romagna. Un’estate dettata da significativi cambiamenti nelle abitudini della domanda che si è orientata su spostamenti a breve raggio, scelte last minute, scelta di soluzioni low cost, utilizzo di buoni vacanze e impennata di richieste per le case vacanza. Una stagione che non ha risolto la forte crisi del settore turistico, anche se alcune destinazioni hanno conseguito risultati migliori delle aspettative.
Le forti perplessità sull’esito della stagione, sollevate a giugno da parte delle imprese, si sono gradualmente attenuate a partire dalla seconda metà di luglio. Una ripresa del mercato è stata registrata in agosto, in particolare nelle località di mare e dell’Appennino, grazie soprattutto alla presenza dei turisti italiani.
Questo è il quadro che si ricava dalle informazioni di un campione di 145 strutture ricettive che ha partecipato all’indagine del Centro Studi Turistici di Firenze per conto di Assoturismo Confesercenti Emilia Romagna.
Dall’indagine emerge un calo medio del fatturato di oltre il 30% rispetto al trimestre giugno/agosto 2019. Forte diminuzione sia per le imprese alberghiere sia per quelle extralberghiere; le città d'arte scontano le maggiori difficoltà (-50,8%), seguite dalle località termali e da quelle della costa, mentre risulta più contenuta la flessione per l'appennino e le zone collinari.
Di fatto il 78% degli intervistati dichiara di aver registrato una diminuzione del proprio giro di affari, contro il 12,6% che lo ha mantenuto sugli stessi livelli e il solo 3,4% che invece è riuscita a incrementarlo.
Circa tre intervistati su quattro hanno segnalato una diminuzione di presenze, contro il 10,8% che ha indicato stabilità e solo il 7,6% che, al contrario, ha registrato una crescita dei flussi.
Si registra un calo degli stranieri del 69,2% e quello degli italiani del 2,6%. In valori assoluti si stima che nel trimestre estivo siano stati registrati circa 4,5 milioni di pernottamenti in meno, di cui circa 4 milioni di pernottamenti di turisti stranieri.
Sicuramente l'estate senza turisti stranieri ha impattato pesantemente sul settore turistico; la quota di presenze italiane si attesta intorno al 90,9%, mentre quella relativa ai visitatori stranieri si ferma al 9,1% (nel 2019 rispettivamente il 75,9% ed il 24,1%).
Archiviato un periodo complicato, le imprese sperano comunque di prolungare la stagione a settembre.
“È sicuramente un’estate da dimenticare per il turismo dell’Emilia-Romagna – afferma Filippo Donati, albergatore e Presidente di Assoturismo Confesercenti regionale. Chi ha avuto il coraggio di aprire la propria attività, oltre ad aver visto diminuire il fatturato si è trovato di fronte a problemi rilevanti nel reperimento e gestione del personale, soffrendo, in particolare per la mancanza di lavoratori provenienti dall’estero.” Il buon andamento di agosto, soprattutto in riferimento alle aspettative non è sicuramente risolutivo dei problemi: “l’emergenza non è affatto superata per il settore del turismo – conclude, infatti, Donati – che ha bisogno del prolungamento e ampliamento degli attuali sostegni, come l’estensione del contributo a fondo perduto per la perdita di fatturato anche ai mesi di maggio e giugno e dell’individuazione di misure ancora più efficaci per cercare di arrivare al 2021 con prospettive concrete di tenuta, ripresa e rilancio”.
“La maggior parte dei commercianti della regione ha visto confermate le proprie aspettative: i saldi nel primo week end di agosto hanno registrato un 30% in meno rispetto a quello di luglio dell’anno scorso.” È quanto emerge da un’indagine condotta da Confesercenti Emilia Romagna fra i propri associati del settore abbigliamento e calzature.
Il caldo dei giorni scorsi, la paura del Covid, la mancanza di turisti e di clienti, molti dei quali lontani dalle città o con minore capacità d’acquisto, non hanno consentito ai negozi di realizzare i volumi di vendite auspicabili.
Anche lo spostamento della data di inizio dei saldi ad agosto viene additata come una delle cause dell’avvio a rilento delle vendite e la maggior parte degli imprenditori intervistati (oltre il 70%), chiede che si ritorni alla solita programmazione dei saldi a luglio, come peraltro prevede l’attuale normativa.
Compatti, invece, sulla richiesta di normative sulle vendite on-line effettuate dai grandi gruppi multinazionali, che godono di imposizioni fiscali praticamente inesistenti e la cui concorrenza sleale resta il vero danno permanente, al di là dell’emergenza contingente, per cui molti negozi, soprattutto quelli di abbigliamento e di calzature, da molti anni subiscono perdite consistenti. Le imprese intervistate hanno anche convenuto sulla necessità di valorizzare i negozi di vicinato che, durante il lockdown, hanno dimostrato la loro importanza, assolvendo a un ruolo importante di vicinato, sia per la qualità del servizio che per la sicurezza dei centri urbani.
Soddisfazione per il bando regionale che prevede contributi a fondo perduto a sostegno delle Agenzie di viaggio, tra le più colpite dalla crisi economica a causa dell’emergenza Covid19 espressa da Assoviaggi-Confesercenti E.R.
Amalio Guerra, presidente regionale di Assoviaggi Confesercenti afferma infatti: “siamo contenti che la Regione Emilia-Romagna abbia accolto le nostre richieste per far fronte alle perdite economiche che abbiamo subito nei mesi scorsi e che stiamo tuttora subendo a causa delle misure ristrettive dovute al Covid19. La nostra speranza è che questo fondo venga implementato ulteriormente perché il nostro settore è allo stremo. Ricordo che abbiamo perso tutto il lavoro svolto nei mesi precedenti alla chiusura per il Covid e in più abbiamo dovuto anche sostenere i costi per i rientri dei clienti che soggiornavano un po’ ovunque nel mondo. Molti di loro non hanno pagato i servizi prenotati che noi avevamo già anticipato ai nostri fornitori ottenendo in cambio un voucher! Siamo fuori economicamente di diverse migliaia di euro e i costi aziendali sono rimasti praticamente gli stessi. Con i fondi stanziati dal bando abbiamo almeno il modo di tirare un respiro di sollievo.”
Iniziano il 1 agosto i saldi estivi, appuntamento collocato solitamente a inizio luglio ma, nel 2020, posticipato in Emilia Romagna al primo sabato di agosto a causa del Covid 19. Il Coronavirus ha cambiato tutto e i commercianti quest’anno, ancor prima dell’avvio dei saldi, hanno iniziato a effettuare le vendite promozionali, vietate invece negli anni scorsi.
Il Covid ha infatti cambiato sia il calendario che le aspettative degli imprenditori, già provati dal lungo periodo di lockdown, da una ripresa che non c’è stata dopo la riapertura e dalla concorrenza dell’e-commerce.
Vista la straordinaria situazione generale le vendite promozionali sono state consentite nei 30 giorni precedenti i saldi; nella Regione Emilia Romagna e, a livello nazionale, si registra una situazione a macchia di leopardo: la data iniziale dei saldi era stata stabilita dalla Conferenza delle Regioni l’1 agosto, poi alcune Regioni hanno deciso di muoversi in autonomia anticipando tale data.
In un’indagine effettuata da Confesercenti E.R. su un campione di propri associati dell’intera regione, la maggior parte di loro (circa il 70%) ha comunque manifestato perplessità sulla scelta di avviare i saldi ad agosto, mese in cui molte città si svuotano. Per la maggior parte degli operatori il fatto che molti clienti abbiano a loro volta subito le conseguenze economiche del Covid accanto al calo delle vendite promozionali di luglio e alla concorrenza sleale delle piattaforme e-commerce, farà sì che il fatturato proveniente dai saldi, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, risulterà del 30/50% inferiore. Il restante 30% degli intervistati spera invece che i saldi diano un po’ di “brio” agli acquisti che rimangono nonostante tutto una buona occasione per comprare prodotti di qualità a prezzi interessanti.
Per il presidente della Confesercenti E.R. Dario Domenichini:”non ci nascondiamo la difficoltà della situazione di questo periodo, ma la crisi del commercio, in particolare quello dell’abbigliamento, si protrae da tempo, e l’emergenza Covid ha contribuito a peggiorare le cose. Inoltre, la scelta della Conferenza Stato Regioni di rendere ‘libera’ la scelta della data di avvio dei saldi, ha creato un’inutile concorrenza tra territori limitrofi.
Lo svuotamento delle città, la mancanza di turisti, lo smartworking e la concorrenza sleale delle grandi aziende, soprattutto straniere, che vendono online, speriamo non rendano vano il periodo dei saldi.
Da anni spieghiamo come il piccolo commercio non sia solo una voce importante per l’economia generale del Paese, ma soprattutto una garanzia per la sicurezza sociale dei centri storici e un patrimonio urbano di grande valore. Nella ricerca di Nomisma, presentata nella nostra assemblea regionale lunedì scorso, fra l’altro, è emerso come durante il lockdown ci sia stata una vera e propria riscoperta dei negozi di vicinato con una percentuale di frequentatori che è salita di ben 14 punti percentuali. Il negozio ‘tradizionale’ come riferimento di fiducia è ancor più importante nel periodo dei saldi e sono in grado di dare tutte le garanzie necessarie ai clienti negli acquisti in sicurezza.”
Si è svolta oggi pomeriggio, via web, l’Assemblea annuale di Confesercenti Emilia Romagna. Erano presenti la presidente nazionale Confesercenti Patrizia De Luise, il presidente e il direttore di Confesercenti E.R. Dario Domenichini e Marco Pasi, il responsabile scientifico industria servizi e innovazione di Nomisma Lucio Poma. E’ intervenuto l’assessore regionale Andrea Corsini.
La riunione, che è stata anche l’occasione per presentare la ricerca svolta da Nomisma su commissione dell’Associazione di categoria, dal titolo “Economia, consumi e imprese impatto della pandemia e prospettive in Italia e Emilia-Romagna”, ha fatto il punto sulla situazione delle piccole e medie imprese in un periodo tra i più difficili da punto di vista economico dal dopo guerra.
Il comparto del commercio, che stava già attraversando una grande crisi prima del virus, con parecchie situazioni di estrema debolezza finanziaria, ha subito un grave contraccolpo con il Lockdown. La ripartenza con la riapertura di tanti negozi, è stata sostanzialmente positiva, anche se non paragonabile agli anni passati ma ora, dopo alcune settimane di riapertura, si registra un generale rallentamento dei consumi.
Purtroppo per questo settore non è difficile prevedere, se ci sarà un importante numero di chiusure, che non farà altro che peggiorare la già difficile situazione di tanti centri storici, ma anche di periferie e piccoli paesi di provincia.
Si segnalano, tuttavia, alcuni aspetti positivi che questo periodo ha evidenziato: la riscoperta dei negozi alimentari di vicinato e una forte accelerazione verso l’innovazione da parte delle piccole attività commerciali, sia attraverso un utilizzo importante dei nuovi mezzi di comunicazione, sia con la consegna a domicilio, per arrivare al commercio elettronico vero e proprio.
In questo senso è sempre più necessaria l’incentivazione dell’innovazione tecnologica delle piccole attività commerciali, con aiuti e strumenti mirati.
Un interessante progetto che aiuta da un lato ad avere un’offerta merceologica adeguata e dall’altro a contenere i costi per i piccoli negozi sono i cosiddetti Marketplace di quartiere o di via, dove su un'unica piattaforma trovano posti i negozi di una determinata area con le loro offerte e promozioni, esperienza già realizzata per alcuni mercati settimanali dove la gestione dei servizi è affidata ad un consorzio di operatori; se si otterranno i risultati sperati potrà essere replicata anche in altre realtà mercatali.
Ovviamente rimane il problema, di non facile soluzione, della concorrenza con i grandi gruppi del commercio elettronico e delle agevolazioni fiscali di cui godono.
Il turismo resta sicuramente il settore che paga il prezzo più alto alla pandemia, la mancanza degli stranieri, la cancellazione di tantissimi eventi, i pochi che si riescono a svolgere sono penalizzati dalle norme anti covid che ne limitano la frequentazione e questo, unito alle incertezze sul futuro che poco si conciliano con la voglia di vacanze, hanno messo in ginocchio il settore soprattutto per quel che riguarda la ricettività alberghiera.
Sulla costa si passa dall’overbooking dei weekend, al vuoto infrasettimanale con enormi difficoltà di gestione delle attività, anche il turismo culturale dei borghi delle città d’arte è praticamente inesistente, lo stesso si può dire del turismo d’affari.
Ovviamente soffre molto anche l’indotto soprattutto quello che negli ultimi anni si è sviluppato contando su una forte presenza turistica.
Pubblici esercizi e ristorazione soffrono particolarmente questo problema e non solo, lo smartworking ha di fatto costretto a casa migliaia di persone che non fanno più colazione e pranzo fuori casa, spopolando ulteriormente i centri storici.
La Regione attraverso APT ha messo in piedi una grande campagna promozionale, si tratta di una buona iniziativa che va accompagnata con interventi di sostegno del settore, di incentivi agli investimenti in riqualificazione dell’offerta; riqualificazione che potrà fare la differenza nella scelta dei turisti una volta tornata la normalità sanitaria.
Il presidente della Confesercenti E.R. Dario Domenichini, nel suo intervento, ha sottolineato come: “la Pandemia e il susseguente lockdown hanno in pochi giorni cambiato in peggio ogni previsione economica e ora ci troviamo ad affrontare situazioni economiche e sociali di una gravità sconosciuta, con ipotesi di perdite del PIL a doppia cifra e conseguenti effetti catastrofici sul sistema economico e sulle piccole imprese, già in difficoltà in epoca pre-covid.
La Confesercenti E.R. è stata fin dal primo momento in prima linea per dare risposte concrete agli imprenditori. Ha collaborato a tutti i livelli, dalla costruzione dei protocolli per le riaperture, ai provvedimenti di aiuto per le imprese, e in tante realtà provinciali ha messo a disposizione volontari per la riapertura in sicurezza di mercati e fiere, ed è tuttora impegnata a trovare una soluzione riguardo ai contributi a fondo perduto per gli agenti di commerci. Ha inoltre organizzato webinar di formazione.
Ha continuato a programmare le attività di promozione turistica e del territorio, alcune delle quali sono state realizzate, e altre lo saranno. Tutto questo ha evidenziato ancora di più durante la Pandemia, il ruolo insostituibile dei corpi intermedi.
Affinché le imprese possano superare la crisi servono liquidità, riduzione dell’imposizione fiscale, ammortizzatori sociali, meno burocrazia e investimenti tarati sulle pmi. Devono essere avviate incisive e serie lotte alla concorrenza sleale e all’abusivismo, politiche serie di green economy. Anche il capitolo infrastrutture è determinante: occorre portare a termine al più presto il passante di Bologna e la Cispadana, aprire nuovi tracciati autostradali come il collegamento E45/E55 tra Ravenna e Venezia e portare a compimento i progetti di navigazione fluviale a supporto del turismo”.
Anche la presidente di Confesercenti Nazionale, Patrizia De Luise si è soffermata sulle azioni necessarie perché sia possibile una ripresa: "In tutti questi lunghi mesi che ci hanno portato dallo shock del lockdown alla ripartenza, alla speranza e all’auspicio che tutto potesse riprendere come prima – ha sottolineato De Luise - come Confesercenti abbiamo fatto di tutto per salvaguardare il lavoro ed il futuro delle nostre imprese e di chi in esse è occupato. Siamo stati vicini alle imprese e queste hanno trovato in noi punto di riferimento importante. Molto è stato ottenuto grazie alla nostra azione, dalla proroga della cassaintegrazione al credito di imposta per le affittanze d’azienda. C’è ancora, però, molto da fare. Oggi più che mai però abbiamo bisogno di concentrare gli aiuti in modo selettivo, dare a chi effettivamente è più in difficoltà. E su questo anche con il vostro contributo cercheremo di ottenere il massimo".
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