1.689 imprese del commercio in meno in Emilia-Romagna in un anno: Confesercenti chiede un tavolo di confronto per politiche di rilancio per il settore

“Crisi dei consumi, pressione fiscale e costi di gestione e del lavoro sempre crescenti, stanno ridimensionando la rete commerciale di molti centri urbani, creando un problema economico per le imprese che chiudono e i posti di lavoro che si perdono ma, anche, per il volto delle città che cambiano e perdono identità. Per questo motivo la Confesercenti chiede alla Regione l’apertura di un tavolo che affronti in modo approfondito i temi della crisi del settore e delle politiche più efficaci per il suo rilancio. I negozi di vicinato hanno bisogno di politiche attive, su misura che ne riconoscano il ruolo sociale, oltre che economico, favorendone la modernizzazione. La tradizionale rete di vendita aiuta a dare identità ad un luogo, rende maggiormente attrattiva un’area, definisce i ritmi di una città, dà equilibrio e sicurezza e contribuisce a produrre reddito locale ed occupazione.”

È quanto affermato da Dario Domenichini, Presidente di Confesercenti Emilia Romagna, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’Assemblea annuale della Confesercenti, tenutasi oggi, 19 novembre, a Bologna.

“Nel decennio 2009/2019, in Emilia-Romagna il commercio al dettaglio ha visto ridimensionare la propria consistenza di 3.980 imprese di cui 3.172 erano ditte individuali. Rispetto al novembre dello scorso anno si registra già una diminuzione di ben 1.194 negozi. La crisi, dunque, si nota soprattutto negli esercizi di vicinato e il dato è confermato anche dall’andamento delle vendite che segna, nel secondo trimestre 2019 (ultimo dato disponibile), un meno 1,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le difficoltà degli esercizi di vicinato appaiono ormai strutturali, per questo chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto. Il commercio e il turismo, nel loro complesso, rappresentano il 29,8% delle imprese emiliano-romagnole”.

Il Presidente ha toccato altri temi rilevanti per le imprese del settore e oggetto dell’Assemblea stessa, in programma per il pomeriggio sempre a Bologna, in particolare quelli della tassazione e pressione fiscale, che rappresenta uno dei freni maggiori allo sviluppo delle imprese; dell’abusivismo che pervade ormai tutte le tipologie di attività e le preoccupazioni per una manovra che a livello nazionale si muove nella logica della criminalizzazione di alcune categorie economiche, tacciate di evasione, introducendo ulteriori adempimenti che si trasformeranno in costi aggiuntivi e si aggiungeranno ad altri già previsti e particolarmente strampalati. “Basti pensare alla cervellotica lotteria degli scontrini e all’impatto che potrà avere su alcune attività, come quella ad esempio dei bar e pubblici esercizi, per comprendere come ci si trovi di fronte a posizioni che penalizzano alcune imprese, aggravandone la gestione già messa a dura prova da fatturazione elettronica e invio telematico dei corrispettivi, senza risolvere i nodi veri dell’evasione fiscale. Sarebbe molto più logico e redditizio far pagare le tasse a chi produce enormi profitti senza versare un centesimo nella casse del nostro Stato, come ad esempio i giganti del web. È su questo che la politica deve impegnarsi per trovare le misure più adeguate”.

Il Presidente Domenichini ha poi elencato le ulteriori richieste che avanza la Confesercenti alla politica regionale:

1 - Lotta ad ogni forma di abusivismo e di concorrenza sleale (affitti brevi, home restaurant, sagre e feste, hobbysti, circoli ecc…);

2 - Interventi per attrarre ulteriori quote di mercato nell’ambito turistico intervenendo sul sistema dei trasporti e la raggiungibilità delle località turistiche, portando a termine le opere previste, valorizzando ferrovie e aeroporti della regione, cercando di far reinserire tra le priorità il tracciato autostradale E45/E55 tra Ravenna e Venezia;

3 - Incentivi per la riqualificazione dell’offerta ricettiva della regione e l’innovazione nella piccola impresa;

4 - Interventi ad hoc per il settore dei pubblici esercizi, oberato da regole e cavilli anche comunali e che dopo una fase di espansione comincia a dare segnali di crisi;

5 - Solleciti ai Comuni affinché applichino le proroghe previste dalla normativa per le concessioni per le imprese balneari;

6 - 6 - Garantire l’offerta formativa nell’ambito dell’apprendistato anche con modalità più flessibili e valorizzando ulteriormente lo strumento dei tirocini formativi.

In conferenza stampa è stata presentata anche, da parte di Nomisma, un’indagine, condotta per conto di Confesercenti E.R., su la congiuntura in Emilia Romagna e la pressione fiscale sul bilancio delle imprese.
Alla Conferenza erano presenti il Presidente e il Direttore di Confesercenti E.R. Dario Domenichini e Marco Pasi, il Responsabile Scientifico Industria Servizi Innovazione Nomisma, Lucio Poma e il Senior Advisor Nomisma, Massimiliano Bondi.
All’Assemblea del pomeriggio erano previsti gli interventi del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, dell’Assessore al Commercio e al Turismo, Andrea Corsini e del Presidente nazionale di Confesercenti, Patrizia De Luise. 

 

I DATI SULLE IMPRESE di settore IN EMILIA-ROMAGNA – elaborazioni Ufficio Studi Confesercenti su dati Infocamere

La consistenza delle imprese attive del commercio al dettaglio (esclusi gli autoveicoli) nel terzo trimestre di quest’anno sono risultate 43.876 contro le 47.856 del terzo trimestre 2009 con una variazione assoluta rispetto al terzo trimestre del decennio 2019/2009 di – 3.980 attività e al terzo trimestre del 2018 di -1.194. Ravenna è quella che ha registrato il maggior calo con -700 imprese attive nell’ultimo decennio e - 136 rispetto al 2018, seguita da Modena con – 549 attività nel decennio preso in esame e -226 attività rispetto allo scorso anno.
Per quanto riguarda invece il totale delle imprese attive nel commercio all’ingrosso, al dettaglio e gli autoveicoli, nella nostra regione nel terzo trimestre 2019 erano 89.468 contro le 95.345 attive nello stesso periodo del 2009, con una variazione assoluta di -5.877 nel decennio 2019/2009 e di – 1.689 rispetto al 2018. A soffrire di più è stata Bologna con – 1.352 imprese attive nel decennio 2019-2009 e -383 rispetto all’anno scorso. Ferrara la segue con -726 in dieci anni e -206 rispetto all’anno scorso.
Diversa invece la tendenza nel settore dei servizi di alloggio e di ristorazione che sono passate dalle 27.211 del terzo trimestre 2009 alle 30.242 del terzo trimestre 2019 (+ 3.031 imprese attive). Nel caso della ristorazione i dati segnalano una controtendenza: se la variazione assoluta rispetto al decennio era di +2.714, rispetto al 2018 si registra un – 117 di imprese attive.
Riguardo invece all’andamento delle vendite del secondo trimestre 2019 rispetto a quelle del 2018, il commercio al dettaglio registra un totale di -0,9 così suddiviso: -1,6 nella piccola distribuzione, -2,3 nella media distribuzione e 0,3 nella grande distribuzione, l’unica a non registrare un segno meno. A soffrire di più è il settore dell’abbigliamento e degli accessori con -4,7.

 

 

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